324 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 7 b. Per il movimento di riforma in Roma fu un vantaggio inapprezzabile, che gli si mettesse alla testa il nepote del papa, il primo e più autorevole cardinale. Egli dà ad ognuno un esempio si splendido, scriveva nel 1565 l’inviato veneziano Soranzo, che può dirsi a ragione che per la sua persona sola egli fa alla corte romana più bene che tutti i decreti del concilio di Trento insieme. 1 Se, come scrisse Soranzo,2 la corte pontificia negli anni dopo il concilio non fu più la medesima di prima, la cosa però non va fatta risalire unicamente all’influenza di Borromeo. Il medesimo relatore dice 3 che allora i cardinali erano diventati più poveri perchè da un lato essi dovettero rinunziare ai benefici d’Inghilterra e di Germania dopo la loro apostasia e poi perchè a causa della legge tridentina sulla residenza non potevano più riunire in una sola mano tre o quattro vescovadi con numerose prebende. Inoltre i principi stranieri non ambivano più con tanto zelo l’amicizia dei cardinali. Sotto Paolo IV era diventata troppo evidente l’impotenza dello Stato pontificio, perciò ai medesimi non importava più tanto se divenisse papa questi o quegli, nè più miravano ad assicurarsi con ricche donazioni un partito nel Collegio cardinalizio e nel conclave. Quasi più non si sente, scrive Soranzo, che questo o quel cardinale sia imperiale, francese, spagnuolo: colle liberalità dei principi è scomparso anche il prendere partito pei medesimi. Arrogi che Filippo II si reputa tanto potente, che a suo parere il papa in ógni caso deve senz’altro atteggiarsi a suo amico, mentre per tutto l’indirizzo della sua politica e per le guerre intestine la Francia non può pensare a immischiarsi nelle faccende romane. La ricchezza dileguantesi dei principi ecclesiastici romani ebbe l’altra conseguenza, che non più come pel passato affluivano all’eterna città talenti per fare la loro fortuna nel servizio dei cardinali. In virtù della legge tridentina sulla residenza essi poi con tutto il loro affannarsi per ottenere il favore dei potenti non potevano arrivare che al possesso di un solo benefizio. Servire ulteriormente un cardinale non poteva procurarne loro un secondo; il dovere della residenza li richiamava al loro gregge, ed essi lasciavano Eoma. 4 Ma la maggiore semplicità, che pian piano diventò dominante a Eoma, si spiega non soltanto col fatto che svanivano i mezzi per maggiore dispendio. Uno spirito di più grande serietà e di più profonda religiosità fece allora il suo ingresso nell’eterna città, 1Giac. Soranzo 133 s. aIbid. 136. 3 Ibid. 136 s. 4Ibid. 136.