176 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 4c. C. Era di decisiva importanza l’atteggiamento dell’imperatore verso l’impresa del concilio. Hosio gli fece le più pressanti rimostranze, ma sulle prime non riuscì ad ottenere l’adesione alla bolla sul concilio. Alla fine però Ferdinando, sugli ultimi di gennaio del 1561, rinunziò almeno alla sua opposizione alla promulgazione solenne in Vienna della bolla delle indulgenze, con che in principio riconobbe il progetto papale del concilio.1 Ma quando ai 13 di febbraio 1561 arrivò la risposta dei principi protestanti l’imperatore si fece ancor più riservato di prima ed assunse ancor più un contegno d’aspettativa. Invano a mezzo di condiscendenza nella faccenda della visita dei conventi e coll’invio del cameriere pontificio Canobio con stocco e berretto benedetti Pio IV tentò di produrre un cambiamento. Allorché ai 14 di febbraio Canobio ed Hosio trattarono con Ferdinando dell’accettazione della bolla, egli osservò che quanto alla sua persona aveva sempre aderito, ma che voleva, che il concilio avesse successo e che dalla sua convocazione non nascesse una guerra ; ora essere sua cura, che i vescovi cattolici potessero andare al concilio senza timore ; volgere per la mente di promettere pace ai principi protestanti ove essi stessi la promettessero ai vescovi rendentisi al concilio. Due giorni dopo l’imperatore tornò a dichiarare a Hosio, ch’egli personalmente era pel concilio, ma che frattanto non poteva promettere la comparsa dei vescovi : volere quindi interrogare prima ancora gli Elettori cattolici. Hosio replicò esservi pericolo nel ritardo, qualora i francesi, stanchi dell’attesa, tenessero un concilio nazionale ed in cose ecclesiastiche andassero per loro proprie vie, con che non verrebbe che corroborata la potenza dei protestanti. Ad onta di questo l’imperatore perseverò nel suo avviso di non poter nulla prima d’essersi consultato coi principi cattolici o almeno cogli Elettori ecclesiastici.2 I continuati sforzi di Hosio nei giorni seguenti non ebbero alcun migliore successo, tornando sempre Ferdinando a ribadire, che doveva attendere la risposta degli Elettori ecclesiastici.3 1 Cfr. Eder I, 72 s. 2 Cfr. Steiniierz I, xcix, 215 s.; Eder I, 73. 3 V. Steinherz I, 219 s.; ibid. 221 s. la relazione di Hosio a Borromeo del 3 marzo 1561 sul suo colloquio con Ferdinando I del 2 marzo. L’ultimo di febbraio 1561 Hosio scriveva al Commendone: * « Hic nihil est novi hoc tempore. Concilii causa nescio quomodo extrahitur longius. Caes. Maiestas non satis suam sententiam explicat ac prius etiam rem ad principes ecclesiasticos electores praesertim referri vult quam expresse declaret se in concilium consentire. Ego