208 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 5 a. fuori dalle discussioni dei consiglieri imperiali sugli artìcoli di riforma presentati l’il marzo al concilio dai legati, che ad essi parvero insufficienti. Il libello di riforma di Ferdinando I raccoglie insieme le richieste e proposte imperiali relativamente alla riforma. Tenta prima di tutto di mettere in chiaro la necessità d’una riformazione radicale del clero 'prima di stabilire la dottrina ecclesiastica controversa. Seguono 15 articoli sul miglioramento del clero nel capo e nelle membra. Qui vigorosamente si domanda : riforma del papa e della Curia, limitazione dei membri del collegio cardinalizio a 24 nel senso delle deliberazioni del concilio di Basilea, limitazione delle dispense pontifìcie ed esenzioni monastiche, proibizione del cumulo dei benefìzi, osservanza della residenza, rigida punizione della simonia, limitazione delle prescrizioni che obbli gano sotto peccato mortale, moderazione nell’infliggere la scomunica, abolizione di abusi nel culto, purgazione dei messali e bre-viarii da ciò che è inutile e inventato, uso di canti in lingua nativa nei servizi divini. Se anche queste concessioni, così nel libello, non siano chieste da tutte le nazioni, altrimenti affatto stanno le cose per i popoli tedeschi, i cui mali particolari esigono anche speciali rimedii. Ove la Chiesa da buona madre usi indulgenza in questi punti, i più sperano che i cattolici tuttavia rimasti potranno essere preservati dall’eresia. Insieme però è necessario comporre un chiaro sunto della dottrina cattolica e una nuova raccolta di omelie come pure erigere istituti di educazione per la formazione di un clero idoneo. Veniva poi dato il consiglio, che quanto ai beni di Chiesa annessi dai protestanti, prevalesse la benignità, non potendo sperarsi che gli apostati tornassero all’unità qualora si insistesse sulla restituzione di quei possessi ; si evitino al possibile anche pericolose controversie, come ad esempio quella sul dovere della residenza. occupato gli storici moderni. Cfr. Reimann in Forschungen zur deutschen Gesch. Vili (1868), 177-186; SiCKELin Archìv. juròster. Gesch. XLV (1871), 1-96; Turba in Venezian. JJepeschen III, 270 s.; Steinherz III, 65 s.; Sàgmuller, Pàpstwahl-bullen 125 s.; 164; Bitter I, 157 ss.; Kassowitz 58 s.; Helle 7 s. e 16 e specialmente Eder, clie (I, 232) giunge al seguente risultato circa la storia della origine del libello: l’iniziativa e certo anche le delineazioni più generali del tema rimontano a Ferdinando stesso. Il fondo del materiale per l’esecuzione fu dato dal consigliere imperiale Giorgio Gienger, la redazione Anale proviene dal noto teologo Federico Stafilo, che aggiunse ricco materiale; fu approvato e messo d’accordo colla politica imperiale relativa al concilio dal vice cancelliere Sigismondo Seld, che contribuì anche qualche po’ al contenuto, Urban, vescovo di Gurk, Cordova, confessore della moglie di Massimiliano II e Cithard, confessore di Ferdinando, assunsero una parte subordinata. Come quindi una serie di influenti personaggi cooperò nella composizione del libretto, così anche vi furono utilizzati diversi importanti documenti sulla riforma ecclesiastica.