656 Appendice. ecumenico. Non v'è difetto di lodi per il pontefice regnante: «Cui enim aptius dicari de maximis pontificibus liber scriptus potuit, quam pontifici maximo? et ei pontifici, qui divinitus nobis in hac temporum ho-minumque pravi late datus est. Qui pietate, religione, iustitia, prudentia et humanitate, ecclesiae ipsi iam in senium vergenti et fere collapsae pias manus porrigere et eam iacentem attollere rursum atque paene confectam restituere sua virtute et Dei beneficio et potest et vult ». In questo senso è anche scritta la nuova vita. In luogo del secco e magro primo schizzo qui ora abbiamo una esposizione colorita e diffusa con sì copioso elogio del papa, che quasi può parlarsi di un panegirico. Sul bel principio si rileva l’origine fiorentina della famiglia inserendo visi poscia, conforme all’indicazione comunicata qui sopra, la storiella della luce meravigliosa che avrebbe circondato la culla di Pio IV. Anche altrove le indicazioni date sono usate quasi verbalmente, insieme però si fanno anche numerosi altri cambiamenti, che evidentemente vanno essi pure attribuiti a simili indicazioni provenienti dai famigliari del papa. Il racconto del successivo salire di Pio IV è molto più esatto che nella prima redazione. A confermare la propria credibilità Panvinio dice due volte che racconta quale testimonio oculare (p. 316b e 317). Ora sono ■convenientemente fatti risaltare il contrasto, sorvolato nella prima reda zione, del cardinale Medici con Paolo IV e la sua assenza da Rom: Nella seconda redazione sono più ampiamente illustrate le buone qualità di Pio IV, specialmente la sua liberalità: ricordando i nepoti, viene in modo particolare rilevato e lodato Carlo Borromeo del tutto dimenticato nella prima redazione. I meriti di Pio IV per la riuscita del concilio sono messi in più forte risalto e in luce più viva accennando al contrapposto col contegno dei papi precedenti. Nei termini più forti, quando si ricorda la decisione della questione sulla continuatio o nova indictio del concilio, viene elogiato l’espediente scelto dal papa. Ma d’altra parte la faccenda tanto scabrosa dell’azione contro i Carafa appare in una luce favorevole quanto possibile per Pio IV, pienamente così come bra-mavasi in corte. Quanto qui si addimostrasse condiscendente il Panvinio, è messo in chiara visione da un confronto delle due redazioni (v. sotto p. G58 ss.). Certamente non si tratta di un giudizio troppo duro quando Susta (p. 163) osserva che la seconda redazione ha tutti i pregi, ma anche tutti i difetti di una storiografia ufficiale. Panvinio pose la nuova redazione della Vita Pii IV a base pure della biografia di questo pontefice, che inserì nella sua grande opera De Daria Romani pontificia creationc libri X. Questo lavoro in varii luoghi ampliato è rimasto inedito: Merkle per il primo lo ha pubblicato (II> 58G-G00) sul codice monacese. Il codice dell’ Archivio segreto pontificio (Misceli., Arni. XI, 122) addotto da Susta è sfuggito al Merkle. Sarebbe desiderabile che, appena le circostanze permetteranno di tornare a lavorare a Roma, si riconfrontasse questo codice col monacese ed anche col Cod. Vatic. lat. 6775. Se nella seconda redazione aveva ceduto fortemente a influenze estranee, Panvinio ciò fece non meno in una terza, che pubblicò per le stampe sotto Pio V. Allora nei circoli ufficiali di Roma era penetrata su Pio IV un'altra opinione affatto diversa, in parte piuttosto sfavorevole. Con dolorosa meraviglia si nota che ora Panvinio non ebbe alcun scrupolo