La sessione 21a del concilio di Trento (16 luglio 1562) 211 altrettanti canoni e coll’annunzio che sarebbersi poi trattati i due articoli concernenti il calice ai laici. Il decreto di riforma poi promulgato abbracciava nove capitoli. Esso stabiliva : le ordinazioni e le dimissorie siano concesse gratuitamente ; nessuno sia ordinato senza assicurato sostentamento ; in parrocchie molto estese siano stabiliti coadiutori od erette nuove parrocchie, ma con sufficiente dotazione ed in caso di necessità riunite anche piccole parrocchie in una sola ; a lato di parrochi ignoranti siano messi vicarii con una parte delle entrate, quelli di vita scandalosa siano puniti e deposti esigendolo il caso. Si disponeva inoltre che i benefìzi di chiese minanti si trasferissero in altre o che si restaurassero le relative chiese. Saranno soggetti a visita annuale vescovile i conventi dati in commenda, nei quali non si osservi la regola di qualche Ordine, del pari che tutti i benefìci secolari o regolari : così pure tutti i conventi, ove sia tuttora in Algore l’osservanza regolare, qualora i superiori conventuali non compiano il loro dovere. Finalmente ad eliminare radicalmente gli abusi nella promulgazione delle indulgenze si stabiliva : è abolito il nome e l’ufficio di collettore delle indulgenze : la pubblicazione di tutte le indulgenze e grazie spirituali è affidata ai vescovi, che con due membri del capitolo cattedrale riceveranno le libere contribuzioni dei fedeli affinchè tutti sappiano che i tesori della Chiesa sono aperti per ragione della pietà, non dell’interesse. Questi decreti di riforma vennero accettati da tutti ad eccezione di 7 vescovi, che volevano mutamenti non sostanziali. Approvazione generale incontrò il decreto, che fissava la prossima sessione al 17 settembre. 1 Poco dopo la quinta sessione successe un fatto, che fu di grande importanza per l’ulteriore progresso del concilio ; il ristabilimento cioè dell’unione nel collegio dei legati. Specialmente fra i cardinali Gonzaga e Simonetta esisteva dal maggio una relazione tesa, fondata nella diversità delle loro idee sulla questione della residenza. Questa questione come rumori inquietanti su uno scioglimento o proroga del concilio progettata da Pio IV, avevano fin dall’8 giugno indotto i legati a mandare a Roma Leonardo Marini arcivescovo di Lanciano per orientare oralmente il papa.2 Poco dopo la partenza del Marini da Trento vi arrivò Carlo Visconti vescovo di Ventimiglia. Il papa aveva mandato questo giudizioso milanese, parente del Borromeo e suo confidente, per avere nel 1 Vedi Raynald 1562, n. 70-72; Theiner II, 56 s. Cfr. Pallavicini 17, 11; Knòpixer in Kirehenlex. di Friburgo XI2, 2097 s. In una lettera a Borromeo del 16 luglio 1562 i legati si diffondono sui motivi del termine della prossima sessione assegnato più lontano (difficoltà della dottrina da trattarsi sulla Messa; Proposito di decidere la questione del calice, desiderio dei padri dopo una certa stanchezza per il continuo lavoro durante la canicola). Susta II, 249. 2 La sua istruzione presso Susta II, 184 ss. Cfr. Pallavicini 17, 1, 7 e 2.