250 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 6 a. Nello stesso tempo che Morone faceva queste coraggiose rimostranze il governo francese accingevasi a rendere impossibile la riforma dei principi col minacciare le misure più estreme. Ai 28 d’agosto fu data agli inviati francesi istruzione che, appena toccasse il concilio diritti e libertà della corona francese, si ritirassero protestando a Venezia e inducessero a partire anche i vescovi francesi. Il potere del concilio, tale la dichiarazione di Carlo IX, si limita esclusivamente alla riforma del ceto ecclesiastico e non deve immischiarsi in affari e diritti dello Stato. 1 I legati vennero a trovarsi in una situazione sommamente critica perchè la maggioranza dei padri del concilio insisteva che venissero presentati tutti i 36 capitoli, quello compreso sulla riforma dei principi. Le discussioni sui primi 21 capitoli cominciarono l’il settembre con un discorso del cardinale Guise, il quale ricordò con dovuta lode la disposizione del papa e dei legati alla riforma. Fra le sue osservazioni incontrò la maggiore e quasi universale approvazione quella che domandava una speciale disposizione sulla riforma dei cardinali. 2 Era escluso che potessero conchiudersi queste discussioni prima della sessione fissata pel 16 settembre e in considerazione di ciò come pure delle grandi diversità d’opinione relativamente al sacramento del matrimonio Morone nella congregazione generale del 15 settembre dichiarò ai padri che non poteva tenersi la sessione stabilita pel dì seguente. La sua proposta di prorogarla al giorno di S. Martino venne accettata contro una minoranza. 3 Nel pomeriggio del 35 settembre gli inviati imperiali consegnarono una lettera di Ferdinando I del 4 dello stesso mese, che chiedeva un altro aggiornamento della riforma dei principi. I legati risposero di potere porre da banda l’affare solo pel tempo che durassero le discussioni sui primi 21 capitoli. 4 La trattazione della riforma dei principi era voluta con impazienza della maggioranza, dei vescovi, ben riconoscendo che con essa trattavasi principalmente della loro autorità e indipendenza. La difficile situazione, in cui trovavansi i legati, venne ancora aumentata dal non essere essi concordi fra di loro. Nelle discussioni sul sacramento del matrimonio i cardinali Hosio e Navagero insistettero tanto sui loro desiderii particolari, che ne fu sempre di nuovo aggiornata la rapida conclusione del concilio bramata dal Morone. Questi poi e Simonetta non s’accordavano in parecchi 1 Vedi Le Plat VI, 194 s.; Lettres de Cath. de Médicis II, 87 s. Cfr. Ba-GUENAULT DE PuCIIESSE 366. 2 Vedi Theiner II, 397 ss. Cfr. Paleotto ibid. 663 s.; Pallavicini 23, 3; Susta IV, 237 s. 3 Vedi Theiner II, 406 s.; Menioça 696 s.; Susta IV, 242 s. 4 Vedi Susta IV, 243 s.