260 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 6 a. E l’inaspettato accadde. Il 29 e 30 novembre l’inviato di Filippo II, conte di Luna, chiamò a sè i vescovi spagnuoli e gli italiani soggetti alla signoria spagnuola, allo scopo di riuscire, a mezzo dei medesimi, a far proseguire il sinodo, ma due soli o tre dei comparsi condivisero l’idea del conte. 1 L’ultima di queste riunioni era terminata alle sette circa di sera. Due ore dopo arrivava al Luna un corriere mandato da Eoma dall’ambasciatore spagnuolo Requesens colla notizia che il papa era mortalmente ammalato. Poco dopo anche Morone e Simonetta ricevettero dal Cardinal Borromeo una lettera in data del 27 novembre sulla seria malattia del papa, testificata da un annesso consulto dei medici. Un poscritto notificava, il pressante desiderio di Pio IV d’affrettare con tutte le forze la conclusione del concilio.2 Bisognava affrettarsi essendo che era a temersi uno scisma a causa della mutua contestazione del diritto dell’elezione papale fra il concilio ed i cardinali dimoranti a Roma. Di ciò erano persuasi non solo i legati pontifìci, ma anche Guise e Madruzzo. 3 Perciò i legati convocarono subito presso di sè gli inviati ed i prelati più eminenti per rappresentare loro il pericolo che minacciava. Tutti, ad eccezione del rappresentante di Filippo II e di alcuni spagnuoli, di-chiararonsi d’accordo sul punto che l’ultima sessione conciliare si tenesse immediatamente ; altrettanto una riunione particolare di prelati convocata il 2 dicembre. Lo stesso dì ebbe luogo una congregazione generale, che colla maggior celerità preparò per la pubblicazione tutta la materia ancora restante. Per ragione del grande numero degli oggetti la sessione doveva estendersi a due giorni e tenersi fin dal 3 e 4 dicembre: fu inoltre espressamente deciso che più tardi i legati avessero da sollecitare in nome dell’intiero sinodo la conferma del papa. 4 Nella notte arrivarono notizie più favorevoli sulla salute del papa,5 ma i legati e i de- cum. Urgent autem hoc ipsum et Caes. Mtis oratore», quibus etiam alii non dis-sentiunt. Itaquenisi quid evenerit ex improviso, videmur iam optatum concilii finem esse brevi consequuturi, quem ut felicem et faustum ecclesiae suae Deus esse velit, supplex maiestatem eius imploro ». Hosio a Conunendone in data di Trento 16 novembre 1563. Archivio Graziani a Città di Castello. 1 Vedi Paleotto presso Tiieiner II, 678; Mendoqa 716; Palla vicini 24. 4; Susta IV, 424 s. 2 Vedi Susta IV, 431 s. 3 Cfr. lo sguardo retrospettivo nella * lettera di Hosio a Commendone in data di Trento 7 dicembre 1563, Archivio Graziani a Città di Castello. 4 Vedi Paleotto presso Tiieiner II, 678 s.; Mendo<;a 717 ; Pallavicini 24, 4; Susta IV, 434 s., 437 s. 5 È insostenibile l’opinione che la malattia di Pio IV sia stata inventata o esagerata a bella posta (vedi Sàgmuller, Papstwahlbullm 177). Alle testimonianze già stampate (cfr. Sickel, Ronzìi 643 s.; Cmpo dipi. Portwg. X, 154) si aggiungono le notizie dell’inviato mantovano Giacomo Tarreghetti, che al 1° dicembre riferisce: * « Dopo che io scrissi l’altra mia a V. Ecca., N. S. è stato gran-