306 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 7 a. tificato di Marcello II il maestro apparteneva alla Cappella Sistina: fu adunque certo presente quando il papa chiamò a sè i suoi cantori e fece loro rimostranze per il canto poco conveniente, che aveva udito il venerdì santo del 1555. Come attesta Massarelli probabilmente a causa degli artifizi di virtuosità dei cantori, tutta l’esecuzione avrebbe potuto prendersi più per espressione di gioia che di dolore per la morte di Cristo. Ciò, dichiarò il papa, deve cambiare per l’avvenire, nè il testo dei canti deve perdere la sua intelligibilità per gli uditori a ragione degli abbellimenti e variazioni dei cantori. Massarelli, che racconta l’incidente, aggiunge che a somma soddisfazione dei fedeli i cantori obbedirono all’ordine papale.1 Palestrina. stesso un anno dopo, 1556, proprio pel venerdì santo scrisse i suoi Improperii, che evitano quasi tutto il contrappuntistico, ma quanto a profondità e verità intima di sentimento son fra le più belle creazioni del maestro. 2 Lo stesso anno parimenti, per l’uso della settimana santa, pose in musica le Lamentazioni del profeta Geremia. È molto possibile che circa questo tempo egli scrivesse anche la Messa di papa Marcello e che in ciò foSse guidato dall’intenzione di corrispondere ai desiderii del papa per la riforma del canto.3 Il progresso che la musica ecclesiastica fece a mezzo del Palestrina, essa la deve quindi in non lieve porzione ai rappresentanti della riforma cattolica. Palestrina li ripagò preservando da precipitazione il loro zelo riformativo. Anche dopo la Messa di papa Marcello non si tacquero subito le voci di alcuni zelanti, che bramavano fosse allontanata completamente dal servizio divino la musica figurata.4 È tramandato in modo fede degno che Pio IV non la musica ecclesiastica, ma non contro il concilio di Trento, sì contro la congregazione cardinalizia per l’esecuzione dei deliberati conciliari (ibid. 911-926). Su ciò v. sotto n. 3 e p. 308, n. 2. Di musica ecclesiastica il concilio avrà trattato nella congregazione ad corrigendos abusus de sacrificio missae, formata il 20 luglio 1562. Ehses Vili, 721, 916. 1 « Cum autem sacra ipsa a cantoribus non ea qua decet reverentia recita-rentur, sed magis ab eis cantiones laetitiae cum eorum musicis concentibus proferri viderentur,... pontifex ipse, vocatis ad se cantoribus ipsis, eis iniunxit, ut quae his diebus sanctis in mysteriis passionis et mortis Christi recitanda erant, ea rei condecentibus vocibus referrent, atque etiam ita referrent, ut quae pro-ferebantur, audiri atque percipi possent. Quod quidem ab ipsis cantoribus cum maxima astantium consolatione executioni demandatum est ». Massarelli presso Merkle II, 256 s. Cfr. Weinmann loc. cit. 38 s. “Edizione completa voi. XXXI. “Weinmann 41 s. Baini ha sostenuto che quella messa sia stata scritta per la congregazione cardinalizia del 1564 e che la sua esecuzione abbia salvato la musica figurata dall’esilio dal culto divino. La cosa è impossibile, perchè può darsi la prova che al più tardi nel 1563 la Messa di papa Marcello già esisteva. Weinmann 34 ss. 4 Di tali, qui furiosissime clamitant, modos músicos et musicae praeceptores de communi societate hominum eiici debere, parla Mario Corrado in una de-