344 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 7 c. Fino dal 20 settembre 1563 l’imperatore Ferdinando aveva chiesto dal governo della bassa Austria un parere relativamente agli articoli di riforma del concilio « se non fossero pregiudicevoli alla casa d’Austria ed alle sue legittime autorità, libertà, diritti e giustizie, paesi e popoli e con quali motivi e argomenti potesse egli opporvisi; lasciassero stare gli altri articoli, che non toccavano i laici ». Sulla base di tale parere Ferdinando omise la pubblicazione di quelle deliberazioni conciliari che parevano usurpazioni nelle competenze del potere statale.1 Poiché la riforma cattolica in Austria come nel resto della Germania trovavasi appena ai suoi primi inizi, i decreti tridentini vennero accolti anche dall’episcopato con una peritosità, che spiccatamente contrastava colla vivacità, con cui da tanto tempo si era chiesto in Germania il concilio. Dalle lamentele di Pietro Canisio risulta quanto poco zelo addimostrasse la maggioranza dei vescovi tedeschi per la pubblicazione e l’attuazione dei nuovi decreti.2 Al principio di novembre del 1564 il nunzio viennese Delfino aveva ricevuto l’istruzione di trasmettere ai singoli vescovi tedeschi esemplari a stampa autenticati dei decreti tridentini insieme a brevi papali. 8 Delfino ripromettevasi poco successo dal semplice invio di brevi e decreti: dalla maggior parte dei vescovi riceve-rebbesi appena una risposta. Propose quindi di affidarne la trasmissione ad uno speciale inviato pontifìcio, che dovesse passare da un vescovo all’altro e indurli ad accettare il concilio. 4 Delfino incaricò dell’esecuzione di questo compito il suo uditore Antonio Cauehio,5 ma la missione ebbe in breve tempo una fine deplorevole. Sulla via da Lipsia a Bamberga Cauehio venne assalito presso della vita di Pio IV e spirasse quindi colla morte di lui, il patto raggiunse tuttavia un’importanza per l’avvenire da non diprezzarsi poicliè «per il solenne riconoscimento del concilio era dato ai Cantoni cattolici uno scopo comune chiaramente riconosciuto ed un cemento per azione comune ». Cfr. Dierauer III, 327. 1 Vedi Wiedemann I, 241; BuCholtz IX, 705 ss. 2 Vedi la lettera del 10 febbraio 1565 presso Canisii Epist. V, 8. 3 Borromeo a Delfino 4 novembre 1564 presso Steinherz IV, 232. Già ai 18 di marzo Borromeo spediva a Delfino 6 e ai 3 di giugno 25 esemplari della seconda edizione perchè li distribuisse a distinte persone ecclesiastiche e civili (ibid. 73, 135). * Brevi del 3 ottobre 1564 a 15 vescovi tedeschi sull’esecuzioue del concilio Brevia, 10 n. 41,Archiviosegretoponrificio, Arni. 44, t. 21, all’arcivescovo di Treveri, 25 ottobre 1564, ibid. n. 42; Fr. Tonina ai 16 di settembre del 1564 scrive al vescovo di Mantova: * « Ha parimente S. S mandato un libro del concilio a tutti li vescovi di Germania et voleva anco a tutti li principi, ma il dubitare del modo del legarli et servare il decoro conveniente per ciascuno di loro l’ha fatto risolvere di mandarli in mano al Nmicio là, che faccia come a lui pare. Alla Regina di Enghilterra ni ha mandato uno tutto miniato et benissimo accommodato ». Archivio Gonzaga in Mantova. 4 Delfino a Borromeo, 23 novembre 1564, presso Steinherz IV, 247. Risposta di Borromeo del 9 dicembre ibid. 248. 5 Ibid. 274 s.