188 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 4 c. vava : non siamo abituati a fare molte parole, ma desideriamo piuttosto fatti. Fino al presente abbiamo aspettato a sufficienza tutti i principi e la cosa quindi non può differirsi ulteriormente, ma il concilio deve aprirsi il più tosto possibile e continuato con tutta la celerità : il precedente concilio tridentino viene ripreso nè può respingersi in alcuna delle sue parti. Come uomo d’onore, come buon cristiano e come buon papa, noi desideriamo che sia tenuto un buon concilio e che esso diriga la sua attenzione unicamente al servizio di Dio, della fede e della religione, al bene generale della cristianità intiera come anche all’onore della Santa Sede. Ci siamo fìssati per meta, di terminare questo concilio, di confermarlo e metterlo in esecuzione, per la qual cosa bramiamo l’unione di tutti i buoni cattolici e la continua pace nella cristianità, affinchè possiamo servire Dio in concordia e rivolgere tutte le nostre forze contro gli infedeli e i nemici del nome cristiano. Se ciò avviene, morremo volentieri e lieti. 1 Una seconda credenziale per Simonetta di mano del papa fu diretta al solo cardinale di Mantova, al fine di esprimere la sua posizione eccezionale come primo e anziano dei legati.2 Nell’istruzione impartita a Simonetta sono esposte in modo preciso le intenzioni del papa, sulle quali il legato aveva da informare i suoi colleghi. Esse suonano: appena arrivato, si apra il concilio e si assumano i lavori conciliari coi prelati presenti. Il sinodo s’occupi precipuamente di terminare il poco che tuttora rimane da fare quanto al dogma, in ispecie alla dottrina sui sacramenti; questo è il più importante ; la riforma degli abusi è in buona parte già fissata o almeno sì ampiamente preparata, che facilmente può condursi a termine. Presupponevasi a questo riguardo, che a Trento non dovessero trattarsi che riforme, le quali non riflettessero la corte romana, chè queste il papa considerava come sua prerogativa.3 Quanto alla questione della continuazione, Simonetta, per 1 Le credenziali, in data 19 novembre 1561, in parte presso Fall a vicini 15. 13, 2, completamente presso Susta I, 113 s.; in San Carlo 89 sono date in fototipia di sull’originale. 2 La lettera in data 20 novembre 1561, presso Susta I, 115. 3 Cfr. Eder I, 121 s., che giustamente osserva come il lavoro di riforma allora energicamente intrapreso a Roma mirava a sottrarre al concilio la reformatio in Capile. Su questi lavori di riforma cfr. Sickel 242; Susta I, 119; * Avvisi di Roma del 6, 13 e 20 dicembre 1561 e 10 gennaio 1562, TJrb. 1039, p. 317bs., 319b, 3251', 330, Biblioteca Vaticana. Sui lavori Fr. Tonina dà ai 20 di dicembre 1561 il seguente giudizio: * « Sopra la bolla del conclave, del qual S. S**1 ad ogni hora ragiona, non vi è cardinale che concorri nella opinione sua, di farlo in Castello, patendo questa sua opinione molte contrarietà che si adducono de incomodi, pericoli, et che anco il luoco non sia capace, però si crede che non se ne farà altro. Circa la bolla della riforma a questa si attende et si crede pure che in ciò si farà qualche profitto, ancora che portarà tempo, perchè dovendosi riformare ogniuno in casa sua’ci bisognano molte consi-