124 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 3. sto 1560 al Tendilla. In esse fa rilevare con quale impazienza attendeva l’arrivo del Santa Croce partito da Eoma il 14 luglio al fine di sapere a che dovesse attenersi, giacché per quanto pure desiderasse di far piacere al papa, non era però prudente abbandonare del tutto il Cardinal Carata, poiché altrimenti gli si potrebbe fare il rimprovero d’essere ingrato. 1 Evidentemente il re non voleva compromettersi prematuramente. Santa Croce fece sapere a Filippo II in nome di Pio IV che nelle sue raccomandazioni dei Carafa Raverta era andato troppo avanti, e che il papa non aveva potuto comunicare alla corte spagnuola il suo vero sentimento verso questa famiglia perchè tanto il nunzio quanto Vargas erano partigiani dei nepoti di Paolo IV. Santa Croce inoltre rimise desunto dagli atti di inchiesta contro i Carata un esposto delle trame e calunnie impiegate da Carlo Carafa per inimicare a morte Paolo IY con Carlo V e Filippo II. Le altre accuse a causa delle trattative di Carafa coi protestanti e turchi per la rovina degli Habsburg vennero inviate al Santa Croce quand’era già in viaggio. Ora Filippo II poteva uscire dal suo riserbo e lasciare senza pericolo libero corso alla sua antica bramosia di vendetta, contro il Cardinal Carafa. Aveva però anche motivi per non mettere completamente a giorno le sue vere intenzioni. In data 5 settembre 1560 fu spedito al Vargas semplicemente l’ordine di moderare il suo zelo per i detenuti, e Vargas si adattò alla volontà del suo signore, al quale ai 5 di gennaio del 1561 scrisse ch’egli aveva seguito le sue istruzioni, ma che Sua Maestà col non far nulla per Carafa commetteva un grave sbaglio. 2 Ciò non era sfuggito neanche a Filippo. Da parecchie sue lettere risulta in qual penoso imbarazzo egli si trovasse. Se ripagava ora i servigi del cardinale durante il conclave abbandonandolo completamente, non solo la sua fama ma era compromesso anche il suo interesse, perchè allora le speranze del cardinale Gonzaga alla tiara pigliavano un poderoso volo. 3 Infine Filippo agì secondo il consiglio dei Farnese: abbandonò alla loro sorte i membri laici di casa Carafa e intercesse soltanto per la vita del cardinale. Questo avvenne in una lettera autografa al papa da Toledo 11 febbraio 1561, che arrivò a Roma il sabato 1° marzo. Pel lunedì 3 era indetto il concistoro, nel quale doveva cadere la decisione. L’intercessione arrivò per così dire all’ultima ora, ma 1 Vedi Ancel 150, n. 4. Sull'invio del Santa Croce cfr. Corpo dipi. Portug. Vili, 483 s.; IX, 9 s., 16 s.; Pall a vi Cini 14, 15, 8; Misceli, di storia Hal. V, 526 s. ; Hinojosa 121 g. - Anche questa lettera fu tratta alla luce ed usufruita per il primo da AnCel (p. 150 s.). 3 Vedi Hillingek 17.