Quasi generale gioia per l’azione del papa contro i Carafa. Ili collegio e più di tutti esprimevano per diverse ragioni il loro malcontento Carpi, Este e Farnese, 1 ma erano isolati colla loro concezione. In vista della indubbia colpa dei Carafa la popolazione di Roma in massima parte opinava che il rigido procedimento del papa fosse appieno giustificato: era generale la letizia perchè finalmente sopra la banda dei rei cominciava a cadere la giustizia punitiva. I Carafa, scriveva il cardinale Truchsess, hanno molti persecutori e pochi difensori. 2 Sentivasi compassione soltanto pel cardinale Alfonso, che la maggioranza riteneva innocente. Contro gli altri membri di casa Carafa i romani erano pieni di tale odio che volevano accendere in Campidoglio i fuochi gioia, ma il papa lo proibì. 3 Anche fuori dell’eterna città, l’azione di Pio IV contro i Carafa, fu appresa con soddisfazione. Circoli rigidamente religiosi videro nella loro cattura una giusta punizione del cielo per i gravi danni da essi recati alla Chiesa. 4 L’indagine giudiziaria contro i carcerati venne affidata a Girolamo Federici quale governatore di Roma ed al procuratore fiscale Alessandro Pallantieri, l’uno e l’altro dichiarati nemici dei Carafa, che si misero tosto all’opera con tutto lo zelo. Non solo a Roma ma anche a Gallese e Napoli si fecero indagini : a Napoli furono poste sotto sequestro due casse con scritture, che il cardinale Carafa aveva messe da parte. 5 Sulla base del materiale raccolto dall’istruttoria seguì mediante un motuproprio papale del 1° luglio l’elevazione della 1 * « Questa cattura di sig. Carafa più che a tutti gli altri revmi per varie ragioni è dispiaciuta a Carpi, Ferrara et Farnese ». * Relazione di G. B. Rica-soli dell’8 giugno 1560, Archivio di Stato in Firenze. 2 Colla * relazione di Ricasoli del 7 giugno 1560 (vedi Ancel, Disgrâce 91) 'fr. anche V* Avviso di Roma dell’8 giugno, in cui è detto: «Pochi sono che non se ne rallegrino della prigionia delli Caraffì, massimamente il populo Romano, iìià di loro tanto offeso (Urb. 1039, Biblioteca Vaticana). V. anche la lettera di Camillo Borromeo in Arch. star. Lomb. XIX (1903), 357 n. e quella di G. Saivago in Atti Lig. XIII, 763 nonché Briefwechsel des Kardinals 0. Truchsess 172-173. 3 Giovali Maria Gonzaga scriveva 1’8 giugno da Roma al duca di Mantova : * « In cambio di far card11 hieri S. Stà mandò Caraffa et Napoli in castello, et questo fu anche in cambio de fare concistoro dove erano venuti ; mede-mamente vi fu menato il ducha de Paliano el quale era in casa de Carafa et vi era venuto soramente et senza salvo condotto. Molti signori et dependenti di questi sigri Caraifi sono stati posti pregione. Hanno scritto tutte le robe de li dui rev"", et si dice che in casa de Napoli vi era una gran quantità de gioie et da vinti millia scudi. La presa di Caraffa è piaciuta a tutti generalmente et maxime alli Romani, quali se non le fusse stato vietato da S. St;> volevano far fuochi in Campidoglio per demostracione de l’alegrezza ». Archivio Gonzaga in Mantova. 4 Vedi Seripando presso Merkle II, 460. 5 Cfr. Raynald 1560, n. 97 ; Ancel, Secrétairerie 40 Disgrâce 92 s. e Noneiat. de France I, vin.