264 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 6 6. pregare che venissero e prendessero cognizione della luce della verità ». Ma alla fine la mano stesa fu respinta in forma durissima. L’ultimo mezzo dell’intesa aveva fallito, la rottura era completa. Bisognò famigliarizzarsi col pensiero che fosse per sempre lacerata l’unità della famiglia cristiana, l’eredità più preziosa del medio evo, e che cominciasse un’epoca nuova. Ma per quanto doloroso dovesse essere questo sguardo sul futuro, la separazione d’altra parte portò tuttavia il chiarimento sì a lungo desiderato della situazione religiosa. Ciò ch’era cattolico, ciò che non lo era, non poteva più essere dubbio; finì quell’indeterminatezza religiosa, che fra i cattolici aveva confuso tante teste e paralizzato tanta energia. « Questa è la fede di noi tutti, questa l’unanime nostra persuasione, tutti ci sottoscriviamo in segno di consenso e d’accettazione. Questa è la fede di san Pietro e degli Apostoli, questa la fede dei padri e di tutti gli ortodossi ». Così dopo la lettura dei decreti conciliari aveva esclamato il cardinale Guise nelle acclamazioni dell’ultima sessione. E nella piena coscienza che fino ai confini della terra e sino alla fine dei tempi sarebbe stato tramandato ed ognora rinnovato il loro consenso, tutti i padri avevano risposto: « così crediamo, così giudichiamo, così sottoscriviamo ». L’errore era giudicato, l’antica coscienza della fede aveva trovato, semplice nella forma, precisa nella cosa, una nuova, calzante espressione. La « purezza dell’Evangelo », che i seguaci della nuova fede avevano sempre in bocca, forma anche pel concilio il punto di partenza delle sue dichiarazioni. Ma per i vescovi radunati non deve il « puro Vangelo » di nuovo cavarsi di sotto banco dopo più di mill’anni di dimenticanza; per essi non può trattarsi che di preservare all’antica e mai perduta dottrina di Cristo la sua purezza coll’eliminarne gli errori. L’Evangelo inoltre non è per essi soltanto quello scritto dagli evangelisti ed apostoli, ma quello che fu predicato da Cristo e dagli apostoli e che si tramandò nella Chiesa anche all’infuori della Sacra Scrittura. Con ciò fu reietto il primo errore fondamentale dei novatori, che la Sacra Scrittura esclusivamente sia fonte di fede. Stabilito quali libri appartengano alla Sacra Scrittura, contro l’altro principio fondamentale del protestantesimo, la pretesa della libera indagine, si decise che a niuno fosse lecito opporre le proprie opinioni al sentimento di tutta la Chiesa. 1 Così fin nei primi decreti dogmatici era stata toccata la questione principale che divideva vecchi e nuovi credenti, poiché le differenze che scindevano non stavano soltanto nei dommi che accettavansi o rifiutavansi, ma piuttosto nel motivo per cui ac- 1 Sess. 4. V. il nostro voi. V, 518 s.