La sessione 24® del concilio (11 novembre 1563). 257 provvisioni, riserve ed altri simili favori relativi a benefìci vacanti, sul modo di provvedere alle parrocchie vacanti e sulla procedura delle cause ecclesiastiche. Seguiva poi anche uno speciale decreto, che intorno al tanto discusso diritto di proposizione dava le seguenti spiegazioni: desiderando il concilio, che i suoi decreti non diano in futuro occasione alcuna a dubbio, esso spiega le parole poste nel decreto pubblicato nella prima sessione sotto Pio IV, che cioè il sinodo ■proponentibus legatis tratterà degli oggetti che gli parranno atti e idonei a terminare le controversie religiose, a mettere un freno a lingue maligne, a migliorare gli abusi dei costumi depravati e dichiara non essere stata sua intenzione colle ricordate parole di mutare l’usitato modo di trattare i negozi nei concilii generali, nè d’attribuire con ciò un nuovo diritto ad alcuno, o di toglierlo ove fosse posseduto.1 Nella votazione del decreto di riforma furono dati sui capitoli 3, 5 e 6 tanti voti disparati, che dopo la sessione i capitoli dovettero nuovamente rimettersi alla commissione formata per la compilazione del decreto e solo ai 3 dicembre poterono pubblicarsi nella forma migliorata stabilita dal 12 al 15 novembre. 2 L’ottava sessione aveva cominciato circa alle 9 e mezzo del mattino e durò fino alle 7 e mezzo di sera. Con consenso generale la prossima sessione venne fissata pel 9 dicembre colla facoltà di accorciare anche questo termine: in essa dovevasi trattare del capitolo non ancora sbrigato sull’esenzione dei capitoli cattedrali e sulle altre riforme tuttavia arretrate. Pio IV approvò tutti i decreti della 24a sessione e indirizzò ai principali partecipanti lettere di ringraziamento spronando insieme a terminare sollecitamente il concilio.3 I legati non abbisognavano di tale esortazione. Fondati sul desiderio di Ferdinando I, di Massimiliano II, dei re di Portogallo e di Polonia, della repubblica di Venezia e degli altri governi italiani, essi, ad onta dell’opposizione di Luna, facevano quanto stava nelle loro forze onde procurare una felice conclusione del concilio. Sopratutto proseguiva questa mira il Morone, senza curarsi di ostilità e calunnie. 4 Egli trovò anche un espediente nella difficile questione dell’esenzione dei capitoli cattedrali. Grandi abusi erano 1 Vedi Pallavicini 23, 10-12; KnÒpfler in Kirchmlexikon di Friburgo XI2, 2109. Anche Luna s’era finalmente contentato della dichiarazione predetta (v. la relazione dei legati dell’8 novembre 1563 presso Susta IV, 367). Pio IV fu molto contento che la faccenda fosse stata composta da un decreto sinodale e non da un breve (vedi Pallavicini 24, 2, 1). Sulle facoltà concesse ai vescovi cfr. Mer-gentiieim I, 84 s. 2 Vedi Theiner II, 475 s. 3 Pallavicini 24, 2. 4 « Se a qualcuno», giudica Ranke (Pàpste IG, 222), «la Chiesa cattolica deve a lui il felice esito del concilio ». Castor. Storia dei Papi. VII. 17