96 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 2. rapidità possibile l’infausto dissidio sommamente dannoso alla causa cattolica in Germania. Addì 30 dicembre 1559 il papa dichiarò ai cardinali che non trovava utile contestare l’elezione di Ferdinando perchè, sebbene vi avessero partecipato dei non cattolici, vi si erano trovati tuttavia dei cattolici. Caldamente accennò ai sentimenti religiosi di Ferdinando ed ai suoi meriti come difensore della cristianità nella guerra contro i Turchi. Tutti i cardinali, uno eccettuato, aderirono alla proposta di concedere al re di Ungheria e di Boemia il titolo imperiale, ponendovi però la condizione che Ferdinando presentasse scuse relativamente alla provvisione dei vescovadi ungheresi, al patto di Passau ed altre deliberazioni dietali. Ferdinando, lietissimo della piega intervenuta a Roma, vi si dichiarò pronto e nello stesso tempo a mezzo del suo inviato Thurm fece assicurare al papa, che nulla lascerebbe mancare quanto al ritorno del figlio Massimiliano alla Chiesa. Poiché non fu toccata la questione di principio, se fosse necessario il riconoscimento pontificio perchè l’imperatore assumesse legittimamente l’ufficio, con queste concessioni di Ferdinando fu assicurata la riconciliazione con Roma. 1 Venne del pari felicemente eliminata una difficoltà sorta all’ultima ora. Scipione d’Arco, rappresentante di Ferdinando I, giunto a Roma il 12 febbraio 1560 e sceso in Vaticano, aveva l’incarico di felicitare in pubblica udienza il papa per la sua ascensione al trono e di assicurargli in nome dell’imperatore riverenza ed ossequio. Ma il papa voleva inoltre anche la promessa d’obbedienza (l’obbedienza). D’Arco esitava. Solo dopo che eziandio i cardinali Madruzzò e Morone lo persuasero, egli si decise a oltrepassare i suoi poteri ed a soddisfare il volere del papa.2 Quindi ai 17 di febbraio del 1560 in un pubblico concistoro nella Sala regia ebbe luogo la prestazione dell’obbedienza del rappresentante dell’imperatore. 3 II ristabilimento della nunziatura alla corte imperiale suggellò la conclusione della pace fra i due supremi poteri della cristianità. Bentosto vennero di nuovo provviste da Pio IV anche le nunziature di Venezia e Firenze vedovate alla morte di Paolo IV e cambiati i titolari delle altre. Quest’ultimo fatto avvenne nel 1 Cfr. Sickel, Konzil 22 s., 76 s.; Beimann in Abhanddlungen der Schlesischen Gesellschaft für Kultur 1871, 37 s. ; Schmid, Kaiser-und Königswahl 35 s. 2 Cfr. Sickel, Konzil 42 s. ; Briefwechsel des Kard. O. Truchsess 136 ; Schmid loc. cit. 36 s. Come osserva Zwiedinek in Archiv für österr. Gesch. LVIII, 176, fu cosa sorprendente che Pio IV non avesse da ridire sulla persona dell’Arco perchè prima i papi non accettarono come inviati per l’obbedienza che membri del ceto dei principi immediati. Anche qui pertanto Pio IV si mostrò condiscendente. Sul progetto di coronare l’imperatore v. Venezian. Depeschen III, 133 ss., 141. Su Scip. d’Arco vedi Constant, Rapport 3 s. 3 Vedi Bondonus 533 ; Schlecht in Histor. Jahrbuch XIV, 22 s. ; Schmid loc. cit.