244 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 6 a. coloro che formalizzaronsi di tale decreto cotanto ardentemente dibattuto, e lo approvarono solo condizionatamente o lo respinsero in alcuni passi, non arrivò che ad 11. Il vescovo di Feltre, Francesco Campegio, protestò contro il decreto dichiarando del resto la sna prontezza a sottomettersi alla decisione del papa. Tutti poi gli altri padri l’approvarono. Gli altri decreti di riforma furono accettati con semplice placet ad eccezione di sei voti. Finalmente venne approvato all’unanimità il decreto letto alla fine, che fissava la prossima seduta al 16 settembre : in essa sarebbesi trattato del sacramento del matrimonio e di altre dottrine non ancora definite, sulla provvisione dei vescovadi e altre riforme. Il felice svolgimento della settima sessione riempì il papa ed i legati in Trento di somma letizia e li confermò nella loro intenzione di compire colla maggiore rapidità possibile le rimanenti incombenze del concilio. A questa mira procurò serie difficoltà la politica di Filippo II. Ben presto si vide che in Ispagna macchi-navasi di tirare in lungo il concilio: nessun altro scopo aveva la proposta del conte Luna di tornare a invitare i protestanti.1 Certamente nella condotta di Filippo II fu decisiva in primo luogo la considerazione dell’eccellente ansa che il concilio offri-vagli per esercitare su Pio IV una pressione ad accondiscendere in altre questioni. 2 Ben lo riconobbe il papa, ma alla sua superiore politica riuscì di frustrare le mire del re spagnuolo. Mentre contemporaneamente rendeva sempre più intimo l’accordo col Cardinal Guise tanto influente presso i suoi connazionali, egli seppe magistralmente compiere l’opera iniziata da Morone e guadagnare l’imperatore a favore della conclusione del sinodo, servendosi molto abilmente, come di leva efficace, del riconoscimento dell’elezione di Massimiliano a re. Nei suoi sforzi Morone stette fedelmente a fianco di Pio IV. Fin dal 20 luglio il legato scrisse a Ferdinando I rappresentandogli che un protrarsi più a lungo delle discussioni conciliari non poteva che nuocere alla Chiesa e pregandolo di dare il suo consenso al compimento del sinodo e di distogliere anche Filippo II dalla sua opposizione.3 A Trento i legati addì 20 luglio presentarono ai padri del concilio 11 canoni sul sacramento del matrimonio e un decreto che dichiarava invalidi i matrimonii clandestini e tutti quelli contratti da minorenni senza il consenso dei genitori. 4 Ben molti padri del concilio, fra cui lo stesso legato Hosio, erano contrarii ad ogni cambiamento circa i matrimonii clandestini. In questa ed in altre 1 Cfr. Pallavicini 22, 1; Steinherz III, 381; Susta IV, 129 s. 2 Vedi la lettera dei legati del 12 luglio 1563 presso Susta IV, 122. 3 Vedi Kaynald 1563, n. 160; Sickel, Konzil 563; Steinherz III, 382; Susta IV, 135. 4 Vedi Theiner II, 313 s.; Susta IV, 136.