512 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 8 /. gravi pensieri al papa,1 e ciò tanto più perchè temeva che apostaterebbe dalla fede cattolica Margherita di Yalois, moglie di Filiberto. Con un breve del 30 gennaio 1562 Pio IV incitò il duca ad allontanare i cortigiani e dame eretiche della moglie. 2 Appoggiò secondo il potere gli sforzi del duca per riottenere le fortezze presidiate dai francesi e cercò intanto opporsi all’ulteriore diffusione del calvinismo anche col mandare a sue spese predicatori cattolici nei luoghi più minacciosi. Tutto il possibile fu fatto per il progresso dell’attività di missionario di Antonio Pos-sevino. 3 Questi consigliò al duca di sottrarre alla novità religiosa il suolo produttivo mediante riforma del clero secolare e regolare. Ed anche dopo che una parte dei valdesi aveva dato di piglio alle armi, egli volle tentare ancora la via della mitezza e organizzò una conferenza di religione, che però rimase senza effetto. 4 Gli editti restrittivi emanati dal duca non vennero eseguiti e così crebbe sempre più l’ardire dei valdesi: nel sinodo di An-grogne del .1563 dichiararono essi di aderire agli ordinamenti della chiesa ginevrina. Sognavano che il duca avesse paura di loro e cospiravano con tutto il fervore con Ginevra. Emanuele Filiberto, che in ciò vedeva alto tradimento, procedette quindi nel 1565 contro di essi molto più rigorosamente che cinque anni prima. 5 1 Cfr. la * relazione di Mula del 10 agosto 1560, Biblioteca di Corte a Vienna e la* lettera di Saraceni del 26 agosto 1561, Archivio di Stato in Firenze. 2 Vedi Susta II, 393 s. 3 Vedi Susta II, 395; III, 269. Cfr. Cibrario, Lettere 196. Il * breve a Fr. Bachodi in data 28 maggio 1561, in Min. brev. Arm. 44, t. 11, n. 79, Archivio segreto pontificio. 4 Cfr. Duhr, Jesuitenfabeln4 (1904) 836 s. 5 Vedi Karttunen 45 s.; Balan VI, 589 s. Al principio del suo governo Pio IV aveva concordato col duca di Savoia ch’egli provvederebbe ai vescovadi in Piemonte mentre veniva lasciata al duca la nomina in Savoia. Filiberto non si attenne a questo e così nella provvisione di Torino e Mondovì si venne a controversie, che eccitarono molto il papa (vedi Girol. Soranzo 110; Susta III, 555 s.; Cibrario loc. cit. 198 s.). Anche altrimenti si arrivò a differenze nel campo politico ecclesiastico, come relativamente alla giurisdizione in Val d’Aosta (vedi Claretta, La successione di Eman. Filiberto, Torino 1884; cfr. anche Friedberg II, 705 s.). Il duca ritirò il 28 giugno 1562 tre decreti urtanti contro la libertà ecclesiastica (vedi Ricotti, Storia d. Monarchia Piemontese II; Mo-rozzo, Elogio del card. M. A. Bobba, Torino 1799; Boìlett. stor. Subalpino VI, 257 s.). Se le relazioni fra Savoia e Roma migliorarono (vedi Giac. Soranzo 152 s.), la cosa si spiega col fatto che in importanti questioni le due potenze non disponevano che del loro mutuo aiuto. Ma neanche più tardi mancarono dissapori. In un *breve del 30 novembre 1564 Pio IV scrisse al cancelliere di Savoia che aveva saputo come, variamente impediti nell’esercizio della loro podestà, i vescovi nulla potevano fare contro gli eretici e che pregava, ora che i vescovi ritornavano dal concilio, a cooperare all’eliminazione degli ostacoli loro fatti. Arm• 44. t. 20, n. 93, Archivio segreto pontificio.