432 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 8 c. papa e del re spagnuolo i vescovi imprigionati riotterrebbero certamente la libertà, venne ad essi interdetto ogni commercio fra di loro e col modo esteriore. 1 S’aggiunga che la loro vita era in continuo pericolo. I progressi degli ugonotti in Francia incoraggiarono nel dicembre 1562 il governo ad esigere sotto minaccia di morte dai vescovi carcerati la prestazione del giuramento di supremazia. 2 All’apertura del Parlamento il 12 gennaio 1563 il contenuto principale delle prediche protestanti sia a Westminster al cospetto della regina, sia in S. Paolo dinanzi alla convocazione del clero fu che si dovesse uccidere « i lupi ingabbiati ». 3 Ma Elisabetta non potè osare di eccitare maggioremente i cattolici prima della fine della guerra colla Francia. 4 Allorquando si temette che i francesi avrebbero suscitato una rivolta in Inghilterra, il trattamento dei vescovi diventò anzi più mite che mai per il passato. All’arcivescovo ammalato di York, Heath, Elisabetta restituì la libertà circa la metà dell’anno. 5 Per intercessione dell’imperatore Ferdinando 6 in settembre vennero dimessi dalla Torre anche Thirlby e di Ely, Turberville di Exter, Bourne di Bath e Wells, Paté di Worcester, Watson di Lincoln ed affidati alla custodia di vescovi anglicani. Ivi purè però la loro prigionia fu rigida. Solo servi ferventemente protestanti potevano accedere ad essi, i loro carcerieri non potevano per solito ammetterli alla tavola, ma mandar nelle loro camere il povero nutrimento. Per lettura non ricevevano che libri protestanti ; era loro interdetto il culto cattolico ed anzi dovevano venire spinti quanto possibile a partecipare a divozioni e prediche anglicane. 7 Soltanto l’arcivescovo Heath potè fermarsi nella sua villa : Scot di Chester, che 1 de la Quadra a Gran velia, 20 aprile 1561, presso Kervyn de Lettenhove II, 553 s.; cfr. 559. Come notifica il comandante della Torre essi trovavansi ancora ai 14 di giugno 1562 in « stretta prigionia a parte ». (Hist-pol. Blätter CV, 287). Pio IV cercò a mezzo delle mani di de la Quadra di far loro pervenire un soccorso in denaro, ma non dovevasi sapere donde esso venisse. Filippo II a de la Quadra, 17 marzo 1561, Corresp. de Felipe II I, 325. Cfr. anche Susta IV, 168, n. 3, 187 s. 2 de la Quadra a Grauvella. 13 dicembre 1562, presso Kervyn de Lettenhove III, 209. 3 de la Quadra a Carlo de Giesso, 14 gennaio 1563, presso Kervyn de Lettenhove III, 234. 4 de la Quadra a Granvella, 1“ maggio 1563, presso Kervyn de Lettenhove III, 366: « Hasta tener concluyda la paz con Francia, no osara venir la Beina a la execucion destos Catholicos ». 6 de la Quadra a Granvella, 3 luglio 1563, presso Kervyn de Lettenhove III, 499. * Una lettera di lui era già al principio di maggio nelle mani di de la Quadra (de la Quadra a Granvella, 1° maggio 1563, presso Kervyn de Lettenhove IH-365). Una seconda lettera, del 24 settembre, arrivò solo dopo che i vescovi erano già liberi (Hist.-pol. Blätter CV, 288). 7 Istruzione del Privy-Council; vedi Spillmann II, 47.