La 23a sessione del concilio (15 luglio 1563) 243 pontificale il vescovo di Parigi, Eustache du Bellay, tenne la predica lo spagnuolo Giacomo Giberto di No «nera, vescovo d’Alife. Indi fu data lettura in primo luogo del brano dottrinale sull’ordinazione sacerdotale in 4 capitoli con 8 canoni. Sui vescovi dice-vasi nel quarto capitolo: « Oltre agli altri gradi appartengono precipuamente a questo ordine gerarchico i vescovi, che sono succeduti al luogo degli apostoli e come dice l’apostolo furono posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio ». Sebbene questa formulazione non pronunziasse direttamente il diritto divino, i vescovi spagnuoli si erano da ultimo dati soddisfatti perchè poteva interpretarsi anche nel loro senso. 1 I tre ultimi canoni sì a lungo dibattuti suonavano : « È anatematizzato chiunque sostiene non darsi nella Chiesa cattolica una gerarchia istituita per ordinazione divina, risultante di vescovi, preti e ministri: che i vescovi non siano maggiori dei preti e non abbiano la podestà di confermare e d’ordinare, o che la loro podestà sia loro comune coi preti o che siano invalide le ordinazioni conferite da essi senza consenso e senza invito da parte del popolo o della podestà civile, o che siano legittimi ministri della divina parola e dei sacramenti coloro che non sono regolarmente ordinati e mandati dall’autorità ecclesiastica e canonica, ma vengono d’altronde ; che i vescovi assunti dal papa romano non sono vescovi legittimi e veri, ma invenzione umana ». II primo presidente Morone potè annunciare come risultato della votazione, che tutti i padri approvavano i decreti, solo sei desiderando una dichiarazione ancor migliore e più chiara nel sesto e ottavo ed uno nel quarto canone. Fu poscia letto il decreto (li riforma comprendente 18 capitoli, il primo dei quali riguardava il dovere della residenza. Il secondo stabiliva che tutti i prelati senza eccezione, anche i cardinali, dovessero ricevere gli ordini entro tre mesi. I seguenti 14 capitoli contenevano precise prescrizioni sul ricevimento e conferimento dei diversi ordini come sulle qualità dei candidati da ordinarsi. Molto importanti erano le disposizioni dell’ultimo capitolo, il 18°, sull’educazione ed istruzione dei futuri sacerdoti. Tutti i vescovi, vi si diceva, dovranno fondare istituti, seminarii, nei quali siano preparati al sacerdozio dei fanciulli dai 12 anni in poi.' Questa disposizione, per cui non venivano affatto abolite le facoltà teologiche, mirava a procacciare occasione allo studio della teologia e difesa dai pericoli morali a tutti i giovani e specialmente agli sforniti di mezzi. Neanche nel decreto sulla residenza si nominava il diritto divino; parecchi padri tuttavia opinavano che alcune parole in esso potessero interpretarsi in questo senso. Però il numero di 1 Vedi KnÒpfler nel KirchenlexiJcon di Friburgo XI2, 2105.