La sessione 25a, ultima del concilio (3 dicembre 1563). 261 putati si tennero fermi al deliberato una volta preso e si lavorò fino a mezzanotte per eliminare o appianare le ultime difficoltà eh’erano state elevate contro parecchi decreti parte dagli inviati, parte da alcuni padri. 1 La mattina del 3 dicembre cominciò la 25a e ultima sessione del concilio, la nona rotto Pio IV. 2 Tenne il pontificale il vescovo di Sulmona, Zambeccaro, la predica Girolamo Ragazzoni, vescovo di Nazianzo e coadiutore di Famagosta. Dapprima fu data lettura dei decreti sul Purgatorio, sull’invocazione dei Santi e sulla venerazione delle reliquie e immagini dei medesimi, che vennero accettati quasi all’unanimità. Altrettanto si avverò col decreto sulla riforma dei Regolari: i suoi 22 capitoli contenevano prescrizioni sull’osservanza delle regole degli Ordini, sul possedimento dei singoli come della comunità, sul numero dei membri, sull’erezione di monasteri, clausura dei conventi di monache, elezione dei superiori, visita dei conventi esenti e non esenti, confessione delle monache, esercizio della cura d’anime da parte di regolari, composizioni delle liti, procedura penale, voti e novizi, libertà dell’ingresso, trattamento degli apostati e sulle commende. Relativamente alle commende alcuni dei padri volevano che fossero del tutto abolite, ciò che Guise aveva già impedito nella congregazione generale. Il decreto generale di riforma abbracciava prima di tutto in 20 capitoli gli oggetti più svariati. Insisteva sulla semplicità della casa dei vescovi ed anche dei cardinali, raccomandava discrezione nell’infliggere la scomunica, faceva disposizioni per la professione di fede da emettersi dai prelati e dagli altri officiali ecclesiastici, ed anche dai professori delle università cattoliche, per le fondazioni di Messe, la visita di capitoli esenti, l’abolizione delle aspettative a benefici ecclesiastici, l’amministrazione degli ospedali, il diritto di patronato, il disbrigo di liti, l’affitto di beni ecclesiastici, il pagamento delle decime, le competenze per i funerali, l’amministrazione dei benefici curati e la punizione di chierici concubinarii. Il capitolo 19° fulminava la scomunica sui duel- demente oppresso dal male, non senza grandissimo pericolo di vita, per quello si diceva publicamente, imperoche ad un tratto era tormentato dalla podagra et similmente dal catarro et anco dalla febre ». Accerta un miglioramento la * relazione del 4 dicembre 1563 (cfr. Susta IV, 449 s., 454). Secondo una * lettera dell’8 dicembre il papa in quel giorno era sfebbrato e tornò ad impartire udienze. Archivio Gonzaga in Mantova. Anche Serristori nella sua * lettera del 3 dicembre 1563 nota che in principio Pio IV era stato considerato perduto dai medici e da tutti. Archivio di Stato in Firenze. 1 Vedi Paixavicini 24, 5. 2 Vedi Theinek II, 502-514; Baynald 1563, nn. 209-217; Psalmaeus 876 s.; ì’allavicini 24, 5-8; Baguenault de Puchesse 391 s.; Knòpfler in Kirchen-lexikon di Friburgo XI2, 2111 s.; Susta IV, 441 ss.