110 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 3. famigliari dei due cardinali. Dei famigliari di Carlo questa sorte toccò a Cesare Brancaccio, al segretario Urbino, al maestro di camera ed a quattro servitori ; di quelli del cardinale Alfonso al segretario Paolo Filonardo ed a tre altri pigionali. Caddero inoltre in potere della polizia il conte d’Alife e Lionardo de Cardine. Alcuni pochi, come il vescovo di Civita di Penna, Vico de’ Nobili e Matteo Stendardi erano riusciti a fuggire. Il marchese di Montebello trovavasi a Napoli. Dopo le carcerazioni si sequestrarono tutte le carte dei Carafa, persino i libri più comuni delle spese giornaliere, riempiendosi da sette ad otto casse. Quando l’inviato fiorentino recò ai cardinali raccolti nella sala del concistoro segreto la notizia della carcerazione dei loro due colleghi, di cui era stato testimone, fra essi dapprima non sorse che un mormorio e bisbiglio. Grandi erano le meraviglie e il terrore. Alcuni, come il cardinale Vitelli, cercarono di nascondere il loro sbalordimento ; Este ed altri non nascosero il loro scontento. Allorché finalmente comparve Pio IV, si notò chiaramente nei suoi tratti quanto fosse soddisfatto perchè il colpo gli era sì ben riuscito. Le comunicazioni che fece sull’avvenimento limitaronsi al più necessario. Tanto più comunicativo fu egli il dì seguente cogli inviati. Vargas e Tendilla erano invitati a pranzo. Si parlò del fatto prima e dopo tavola e il papa spiegò per le minute i delitti dei nipoti di Paolo IV, dando peso speciale allo scandaloso ed ingiusto tentativo d’introdurre un processo contro l’imperatore Carlo V. I due inviati spagnuoli furono invitati a persuadersi, mediante visione degli atti, delle ingiuste incolpazioni allora sollevate, specialmente degli intrighi orditi dal Cardinal Carafa e dell’immaginario progetto degli imperiali d’avvelenare Paolo IV, pel quale costui sarebbe stato indotto a romperla colla Spagna. Il cardinale Carafa, fece rilevare il papa, s’è reso reo inoltre di molti assassinii, stupri ed altri delitti: il cardinale Alfonso alla morte di Paolo IV falsificando brevi s’è appropriato denaro e gioielli: il duca di Paliano nel governo di suo zio ha commesso violenze, ruberie ed ingiustizie d’ogni specie ed al tempo della vacanza ha assassinato la moglie. Tali delitti non possono rimanere impuniti.1 Similmente s’espresse Pio IV anche cogli inviati veneziano e fiorentino. 2 La maggioranza dei cardinali disapprovava per sentimento di comunità la dura misura del papa contro due membri del loro JLe * relazioni di Vargas e Tendilla del 10 giugno 1560 nell’A r e li i v i o in Simanca s, che mancano presso Dòllingrr, sono date in estratto presso Anoel, Disgrâce 91 s. 2 \. la * relazione di Mula dell’8 giugno, Archivio di Stato in Vene z i a e * quella di Ricasoli del 10 giugno 1560, Archivio di Stato in Firenze. Cfr. Ancel 92.