S. Maria degli Angeli. 775 IJna delle più importanti imprese artistiche di Pio IV fu la trasformazione della parte meglio conservata delle Terme di Diocleziano in una grande chiesa. L’impulso ne fu dato probabilmente da Antonio del Duca, un prete siciliano infiammato pel culto degli Angeli, che già nel 1550 con permesso di Giulio III aveva eretto nelle Terme una cappella in onore della Beata Vergine regina degli Angeli. Ben presto però con dolore di del Duca la bestialità di scapestrati romani in quelle rovine fece arenare i lavori. Tanto più grande fu quindi la sua gioia quando Pio IV ripigliò il progetto, certo guidato anche dal pensiero di ripopolare la desolata regione dei Monti.1 Ma non con una cappella, sibbene con una magnifica chiesa dovevano rendersi sottomesse al Nazareno vincitore le rovine della poderosa creazione del più terribile persecutore dei cristiani, il quale aveva occupato precisamente in quella costruzione migliaia delle sue vittime a lavori forzati. Condivi e più diffusamente Vasari raccontano che Pio IV indisse una gara dei migliori architetti, dalla quale uscì vincitore il vecchio Michelangelo. Il papa e l’intiera sua corte, dice Vasari, stupirono della meravigliosa soluzione data da Michelangelo al problema. 2 II maestro destinò a nave della nuova chiesa la grandiosa sala di mezzo a volta delle Terme, il tepidarium certo ancora ben conservato colle sue antiche otto colossali colonne di sienite rossa. Ne trasportò l’ingresso di fronte al coro in una piccola sala attigua a Sud-Est, quindi nella direzione ove attualmente si trova la stazione centrale di Roma. Due sale laterali a Sud-Ovest e Nord-Est alla metà della grande sala mediana formata a basilica, dovevano costituire i bracci della croce: quattro altre sale contigue, nelle quali entravasi fra le colonne dividenti la parete longitudinale, vennero destinate ad altrettante cappelle. Rimase aperto un ingresso laterale verso l’odierna Piazza delle Terme. Questo alla metà del secolo xvni 1Le relazioni di Antonio del Duca col culto degli Angeli e colle Terme fli Diocleziano furono descritte^ in forma veramente in parte anedottica, da M. Catalani (vedi Cancellieri, De secret II, 1024 s. e Cancellieri, Le terme diocleziane in * Cod. Vatic. 9160): cfr. Baracconi 136 s., 139 s. e Lanciani II, 136 s. L’iscrizione sepolcrale di A. del Duca inesattamente presso Forcella, meglio presso Baracconi loc. cit. Il * decreto di Giulio III sulla fondazione della cappella ha la data del 10 agosto 1550: v. * Cod. Vatic. 9160, p. 53. Quanto fossero abbandonate le Terme diocleziane appare dalla seguente notizia in una * lettera di Mula del 17 agosto 1560: « Sono stati giustitiati due monetari che hanno fatte nelle terme di Diocleziano assai monete false ».Biblioteca di Stato in Vienna. 2 Vasari 260 s.; cfr. Condivi 100; Daeli.i n. 37. V. anche Titi, Descrizione 286 s. e C. Ricci in Bollett. d’arte III (1909), 362 ss. ove sono riprodotti i disegni ohe G. A. Dosio fece della grande sala prima che fosse trasformata in chiesa; ibid. 370 anche il disegno di Dosio dell’ingresso dato da Michelangelo alla nuova chiesa di S. Maria degli Angeli. Cfr. Bartoli 77-79.