Il nunzio Commendone in Polonia. 371 Con queste parole era toccata la questione più importante per le condizioni ecclesiastiche di Polonia. Sulla sua soluzione Commendone si consultò con Hosio che visitò il 20 maggio 1564 a Frauenburg e presso il quale poi rimase due mesi. 1 Nel luglio Commendone, che allora trovavasi con Hosio a Heilsberg, ricevette una lettera di Borromeo del 24 marzo, alla quale erano uniti 5 esemplari dei decreti stampati del concilio, di cui il nunzio doveva ottenere l’accettazione in Polonia. 2 Commendone come Hosio videro chiaramente che ciò non poteva avvenire in un’udienza privata, ma d’altra parte non pareva loro opportuno neanche l’imettere i decreti nella dieta, chè là sedevano molti protestanti, coi quali tratteneva segrete relazioni l’Uchanski aspirante a un concilio nazionale. Ciò nonostante Commendone da ultimo si decise per quest’ultima via, potendo l’altra condurre ad ancor maggiori imbarazzi. Veramente occorreva guadagnare prima di tutto il re. Il nunzio, che col suo prudente contegno s’era acquistato il favore del monarca,sperò d’arrivarvi trattando con altrettanto "rande circospezione che rapidità. Ai primi d’agosto coni parve a Parczow, dove il re teneva una assemblea del regno. In una lunga udienza del 7 agosto Commendone gli espose l’importanza dell’accettazione dei decreti tridentini. Il re ascoltò attentamente e promise risposta consultatosi coi senatori. Subito dopo lo stesso Commendone fu chiamato presso costoro. Fu grande la sua sorpresa, ma si riebbe rapidamente e con eloquenti parole espose la sua missione. Minutamente rappresentò ragione ed attività del concilio tridentino, la necessità d’un’autorità suprema in cose di fede, la confusione provocata dalla costituzione di « nuovi e falsi papati a Ginevra, Wittenberg e altri luoghi » ; delle cattive reazioni delle innovazioni religiose sulle condizioni politiche essersi egli personalmente persuaso in Germania, Francia ed Inghilterra. Suo vivo desiderio essere che alla Polonia toccasse una sorte più felice. A queste parole porse i decreti, che soli nelle attuali turbolenze offrivano un rimedio. Il linguaggio vivace del Commendone e la sua abile accentuazione del vantaggio del ristabilimento dell’unità ecclesiastica per la pace interna e la grandezza nazionale della Polonia, non mancarono di fare impressione. Allorché, finito il discorso, volle modestamente ritirarsi, il re lo pregò di restare, perché essendo ignaro della lingua polacca egli non poteva impedire la libertà delle spiegazioni. Allora Uchanski propose una nuova discussione. 1 Vedi Lagomarsini, Pogiani Epist. Ili, 426 n.; Eichhorn II, 217. Hosio stette in attiva corrispondenza con Commendone. Una * lettera in data di Pos-naniae 1564 Ian. 27 tratta del faticoso viaggio di ritorno; una del 19 febbraio da Heilsberg annuncia il ritorno; una del 16 aprile esprime la gioia per la prossima visita di Commendone. Archivio Graziani a Città di Castello 2 V. la relazione di Commendone del 6 luglio 1564 presso Lagomarsini, Po-giani Epist. IV, 131 n.