Pio IV muta di sentimento sulla questione della residenza al concilio. 203 Oltre queste istruzioni Pendaso era latore di 95 articoli di riforma glossati dal papa stesso, ch’erano stati messi insieme nella segreteria segreta sulla base del libello riformatorio dei prelati spagnuoli mandato a Eoma da Simonetta il 6 aprile.1 Colle sue osservazioni Simonetta riuscì ad indurre i suoi colleghi a lasciare da parte intanto la questione della residenza ed a sbrigarla solo in connessione colle discussioni sul sacramento dell’Ordine. I legati notificarono la cosa a Borromeo l’il maggio.2 Ma frattanto s’era compiuto un cambiamento di sentimenti in Pio IY. Notizie di varii relatori rappresentavano la disunione e confusione regnanti a Trento con sì vivi colori, che tutta la Curia ne divenne agitata al sommo. Sul papa agivano sempre più forte gli avvertimenti segreti, che in gran numero parte direttamente parte a mezzo del Borromeo gli pervenivano da padri del concilio, che erano conosciuti come zelanti partigiani della Santa Sede. Particolare impressione produssero parecchie relazioni di Simonetta, che fin dal principio era stato recisamente contrario alla dichiarazione che il dovere della residenza si fondasse su diritto divino. Lo zelo di questo cardinale come le sue estese cognizioni in diritto canonico dovevano far apparire non sospetto il suo giudizio e realmente giustificate le sue inquietudini, che l’occhio degli altri legati non avesse scandagliate. Oltracciò poi arrivavano a Roma anche altre comunicazioni, che non solo esageravano ma deformavano gli avvenimenti, che si erano compiuti a Trento e fra esse trovavansi persino abiette calunnie contro i cardinali Gonzaga e Seripando.3 Pio IV considerò la cosa come tanto seria che contro il suo costume cercò consiglio dai cardinali, con sei dei quali costituì una commissione apposita.4 La discussione con essi condusse alla persuasione, che il papa non potesse più rimanere nella riservatezza osservata fino allora,5 maturando così la deliberazione d’ovviare ai pericoli minaccianti a Trento mediante una misura straordinaria, quella di associare ai legati che erano ivi altri tre nuovi, venendo come tali presi in mira i cardinali Cicada, de la Bourdaisière e Navagero. Cicada pareva particolarmente idoneo ad assicurare i diritti della Santa Sede perchè distinguevasi non solo per cognizioni di diritto canonico, ma anche per la somma intrepidezza. Come vescovo d’Angouléme Bourdaisière aveva ognora 1 Pubblicati secondo un codice di Seripando presso Susta II, 113 ss. 2 Susta II, 121 s., 126. 3 V. la testimonianza di Borromeo nella sua lettera a Gonzaga dell’11 maggio 1562 presso Susta II, 140 e Paleotto presso Tiieiner II, 558 s. Cfr. Palla vicini 16, 5 e 8. 1 Vedi Paleotto loc. cit. 559. 5 Vedi Eder I, 145.