Eliaabetta d’ Inghilterra. 417 nella direzione degli affari di governo il suo Dio era compieta-mente il successo e Machiavelli il suo evangelo. Ma il riguardo appunto al proprio vantaggio determinolla a fondare del tutto la sua politica sul contrasto, che dalla scissura religiosa in poi scindeva dovunque nel Nord i popoli in due campi nemici. Parve cioè che dopo il matrimonio della regina scozzese Maria Stuart coll’erede del trono francese dovessero riunirsi sotto un solo e medesimo scettro i due regni vicini all’Inghilterra. Ma a tener testa a una confederazione franco-scozzese non bastavano le forze militari inglesi : quel regno, che ora conta 32 milioni d’abitanti, allora ne aveva 3, al più 5 milioni ; le condizioni poi delle fortezze e dell’esercito erano tali da suscitare lo scherno degli intendenti. 1 In questi reali o possibili pericoli della situazione politica aderire al proprio cognato Filippo e con ciò mettersi sulla via d’una politica cattolica, era lungi dalla mete di Elisabetta. L’esempio e la disgrazia della sorella maggiore come la debolezza di Spagna erano per lei un avviso. La regina d’Inghilterra giudicò vantaggioso mettersi fuori come principessa protestante e dovunque all’estero concludere amicizia coi sudditi protestanti contro i legittimi principi. In Scozia essa attizzò l’odio dei protestanti contro Maria Stuart, in Francia appoggiò gli ugonotti contro la dinastia dei Yalois, in Neerlandia nutrì il malcontento dei futuri gueux contro Filippo II e per tal modo paralizzò tutti coloro, che avrebbero potuto diventarle pericolosi Fin dal principio del suo governo, un memoriale del suo consigliere principale William Cecil espri-mevasi nel senso che si dovesse aiutare il dissidio religioso all’estero ed in ispecie avvivare la speranza di coloro che « inclinano alla buona religione ». 2 Già nel 1560 l’inviato spagnuolo scriveva che Elisabetta era risoluta a mettere in fiamme tutta la presso Broch VI, 590). « Difficilmente è passato per l’anima sua alcunché d’entusiasmo religioso » (Meyer 12). « Non può dirsi che abbia appartenuto ad una delle confessioni esistenti » (Ranke, Englische Geschichte I, 298). « Come per l’appunto esigevano le circostanze, questa regina sapeva fare la parte di cattolica ò protestante con eguale maestria-una perfetta artista politica... sarebbe difficile dire dove stia in questa artista la religione » (Brosch YI, 589). Secondo John Knox Elisabetta non era « nè buona protestante nè decisa papista » (History of the Reformation in Scotland, ed. D. Laing, Edinburgh 1846, II, 174; cfr. Fleming 285). A Lethington Elisabetta nel 1560 disse circa il sacramento dell’altare, che in Inghilterra stava al centro della scottante lotta confessionale: « Gli uni in proposito pensano così, gli altri diversamente: di chi l’idea sia la migliore, Ballo Iddio: frattanto ognuno si contenti della sua opinione». Pollen in The Month 1904, II, 501. 1 Chaloner riferisce il giudizio di Granvella in proposito a Cecil il 6 dicembre 1559 presso Kervyn de Lettenhove II, 119. 2 « Especially to augment the hope of them who incline to good religion. A device for the alteration of religion, presso Burnet, Hist, of the Reform., ed. Po-cock V, 497; cfr. Stevenson in The Month 1893, II, 26. Pastor, Storia dei Papi, ~VII. 27