La richiesta del calice pei laici in Germania. 349 legati scrissero al papa che forse in nessuna discussione del concilio s’erano avute maggiori diversità ed opinioni ed erasi perduto maggior tempo con poco frutto: il segretario non essersi azzardato a disporre i voti secondo classi determinate,1 di parecchi padri non sapersi se avessero detto no o sì. 2 Finalmente nella seduta solenne del 17 settembre l’intiero negozio venne rimesso alla decisione del papa. 3 Alberto Y reputò giunto ormai il tempo di fare istanza, a mezzo di un’ambasciata, a Eoma pel calice ai laici e per l’ammissione al servizio della Chiesa di uomini sicuri coniugati. Il papa ricevette amichevolmente gli inviati in parecchie udienze, ma alla fine dichiarò che intendeva rimandare l’intiero negozio al concilio. Senza avere ottenuto nulla, gli inviati ripartirono il 1° maggio 1563 per la patria,4 ove frattanto il duca Alberto s’era lasciato strappare una nuova importante concessione. Nella dieta di Ingolstadt egli promise agli Stati, che, ove fino al dì di S. Giovanni da Eoma non arrivasse risposta o venisse negativa, egli « prenderebbe mezzi per assicurare » l’uso del calice « durante la Messa, fatta la confessione e senza scandalo per altri ».5 La brama del calice, dichiarò egli più tardi all’arcivescovo di Salisburgo, essere stata sì tempestosa, che non le si sarebbe potuto ovviare con altra pena dal bando in fuori. Tale punizione però doveva considerarsi come ineseguibile perchè a causa del grande numero dei fautori del calice essa avrebbe provocato una sedizione maggiore e peggiore della guerra dei contadini. 6 La notizia della cedevolezza di Alberto produsse sconcertamento a Eoma ed a Trento; 7 già temevasi che ormai anche il duca di Baviera passerebbe fra i nuovi credenti e trascinerebbe dietro di sè tutta la Germania meridionale. Per incarico del papa Niccolò Ormaneto, che a Trento ricevette accreditamento a commissioni eziandio dal presidente del concilio, dovette partire subito alla volta di Monaco: 9 Hosio e il nunzio a Vienna, Delfino, si rivolsero parimente con pressanti esortazioni al duca. 9 Alberto assicurò 1A Borromeo, 7 settembre 1562, presso Susta II, 347. Il computo di Mas-sarelli (Theiner II, 115) e di Paumgartner (Knöpfler 106) differiscono molto fra di loro. 2 A Borromeo, 10 settembre 1562, presso Susta II, 353. 3Cfr. sopra, p. 214 s. 4 KnÖpfler 106-113. Sulla questione del calice in Baviera cfr. Riezler IV, 515 s.; Goetz-Theobald, Beiträge 72 ss. 5 KnÖpfler 115. 6 Ibid. 129. 7 Ibid. 116-135. 8 Breve del 19 maggio 156.3 al duca con raccomandazione dell’Ormaneto, presso Aretin I, Urkunden II, 6. 9 Lettera del presidente del concilio, del 30 maggio 1563, presso KnOpfliìr 117; cfr. Calini, 31 maggio 1563, presso Baluze-Mansi IV, 313. Lettera di Hosio, del 31 maggio, presso Aretin, Aktenstücke 78 ss.; di Delfino, del 7 giugno, ibid. 7.