Progressi dei nemici dei Carafa. 107 lonna totalmente a lui devoto. Nè questo soltanto. Giusta la massima, essere ottima cosa annientare alleati non sicuri e nemici pericolosi finché s’è in tempo, parevagli un precetto della politica abbattere e se possibile annientare quella famiglia, che sotto Paolo IV avevagli procurato una sì grave guerra colla Santa Sede. 1 Fabrizio di Sangro come Ottaviano Baverta ottennero risposte dilatorie che dimostravano a sufficienza come il re di Spagna badasse ben più ai consigli del cardinale Santa Fiora che a quelli di Francisco Vargas. 2 Ancor più chiaramente rivelossi il vero sentimento del re quando il suo inviato straordinario a Boma per prestare l’obbedienza, il conte di Tendilla, 3 entrò in Boma ai 12 di maggio. A differenza del Vargas, che con non diminuito zelo adoperavasi per i Carafa, Tendilla esplicò verso i nepoti di Paolo IV una sorprendente indifferenza. Era sceso presso Vargas alla ambasciata spagnuola, ma poi per espresso desiderio del papa prese stanza in Belvedere. 4 Ivi ebbe ripetute volte colloquii segreti con Pio IV. Persone perspicaci congetturarono in breve che si tenessero trattative a danno dei Carafa. 5 Non può in fatti soggiacere a dubbio alcuno, che allora non solo i nemici dei Carafa a Boma, ma Filippo II eziandio incoraggiarono Pio IV ad un’azione decisiva contro i nepoti di Paolo IV, 6 e che ebbero successo. Pio IV però guardossi. accuratamente dal far notare il suo mutato sentimento. Più tardi egli spiegò il suo contegno dicendo che volle impedire la fuga dei Carafa. Così costoro potevano cullarsi sicuri. Era tanta la loro sicurezza da provocare addirittura i nemici, chè soltanto di provocazione può qualificarsi il fatto, che il duca di Paliano fece introdurre a Gallese un processo contro Marcantonio Colonna per preteso tentativo d’avvelenamento. In apparenza Pio IV acconsentì a questo procedimento deputando un commissario a Gallese. 7 1 Rileva a ragione la cosa Hilliger (p. 15). 2 Cfr. Palla vicini 14,15, 5 s.; Dtjruy 410ss.; Ancel, Disgrâce 83 s.; Riess 399s. 3 Alba avrebbe visto volentieri deputato a Roma quale inviato il suo figliuolo. Se ciò fosse riuscito, data l’ostilità del duca verso i Carafa, per costoro la sarebbe andata molto male, come nota Giulio Grandi nella sua * relazione in data di Roma 13 marzo 1560 (Archivio di Stato in Modena). Veramente anche Tendilla mostravasi nemico dei Carafa, ma conosceva evidentemente le segrete intenzioni di Filippo II. Su Tendilla cfr. Constant, Rapport 276 s. 4 Cfr. le * relazioni di Vargas del 15 e 20 maggio 1560, Archivio in S i-m a n c a s, usate da Ancel, Disgrâce 84. Gli * Amisi di Roma del 17 e 21 maggio annunciano che Tendilla è « allogiato a spese di S. Sl& in Belvedere con infinite carezze » ( Urb. 1039, p. 158<>, Biblioteca Vaticana). Sulla prestazione dell’obbedienza il 16 maggio 1560 v. * Ada consist. Cam. IX, 21 nell’Arc bivio concistoriale in Vaticano, * relazione di Mula e Mocenigo del 20 maggio 1560, Biblioteca di Corte in Vienna, e Voss. 66. 5 Cfr. Ancel, Disgrâce 85 s. 6 Cfr. Hilliger 15. 7 Cfr. Ancel, Disgrâce 88, che a ragione rilega nel regno della fantasia le notizie di Duruy (p. 318).