Palestrina e la riforma della musica ecclesiastica. 307 era. lontano da simili pensieri e che vagheggiava di sottoporre al concilio di Trento delle proposte in questo senso: le messe di Palestina però avrebbero cambiato il sentimento del papa e guadagnatolo totalmente a favore dello stile di Palestrina.1 Alludendo al nome proprio del maestro, Giovanni, Pio IY avrebbe detto della Messa di papa Marcello ch’essa ricordavagli le armonie della celeste Gerusalemme udite dall’apostolo Giovanni e delle quali un altro Giovanni dava allora una pregustazione.2 L’impulso, che pur senza un minuto decreto il concilio di Trento aveva dato in prò del rinnovamento della musica ecclesiastica, non rimase senza effetto anche altrimenti. Zs «minatamente l’esigenza che i testi dei canti dovevano rimanere intelligibili pur con tutta la ricchezza dell’ornamento musicale, fu accolta da Carlo Borromeo con altre prescrizioni tridentine in un decreto del suo primo sinodo provinciale del 1565; 3 con questo essa trovò diffusione in tutto il mondo cattolico e fu ripetuta da molti concilii provinciali. 4 Anche nella stessa Roma i cardinali Borromeo e Vitelli rivolsero la loro attenzione alla musica di chiesa dietro incombenza della congregazione per la dichiarazione dei decreti tridentini. 6 Dapprincipio veramente trattossi più di riforma del coro dei cantori pontifìci che della riforma della musica ; dei membri del coro ne furono dimessi 14 e la cappella venne ricondotta al numero originario di 24 cantori.6 Ma il canto stesso venne esaminato quanto al suo accordarsi coi desiderii tridentini. Sotto il 28 aprile 1565 il diario della cappella nota che i cantori avevano eseguito nell’abitazione del cardinale Vitelli alcune messe perchè si potesse giudicare se il testo cantato potesse essere inteso. Allora pei due cardinali non trattossi di decidere se la musica figurata avesse da mantenersi nella Chiesa o no ; essi erano contenti della musica passata, anche d’Orlando di Lasso; sebbene questi sia ancor più dica a Carlo Carafa. Pogiani Epist. Ili, 194; cfr. Ambros II, Prefaz. p. xi. Su Ferdinando I « salvatore della musica ecclesiastica » cfr. App. n. 66. 1 Per interposta persona riseppe la cosa dal Palestrina stesso il gesuita de Cressolles. Lud. Cresollii Mystagogus, Parisiis 1629, 627. Haberl in Kirchenmusik. Jarbuch VI (1892), 94. Th. Schmid in Stimmen aus Maria-Laach 1894 II, 124; cf. IY, 13. 2Baini loc. cit. (v. sopra p. 303, n. 1); Hist.-pol. Blätter XLII (1588), 920 (purtroppo senza indicare la fonte). 3 II confronto dell’abbozzo della riforma sulla musica ecclesiastica (Thei-NER II, 122; cfr. Pallavicini 12, 5, 14) con Acta ecclesiae Mediolanensis I, Bergamo 1738, 31 (IIaedocix, Collectio Conciliorwm X, 687) mostra che Borromeo si servì dell’abbozzo. 4 Cfr. Hist.-pol. Blätter XLII (1858), 920. 6 Haberl, Die Kardinalskommission von 1564 und Palestrinas Missa papae Marcelli in Kirchenmusikalisches Jahrbuch VI (1892), 82-97). Weinmann loc. cit. 6 Haberl 85 s.