Le proteste dei francesi. 251 punti della riforma: Simonetta sosteneva l’interesse della Curia e del Collegio cardinalizio più energicamente del Morone, contro il quale perciò pronunciavasi di malumore in ispecie il Cardinal Farnese. 1 Ai 16 di settembre la congregazione generale continuò le discussioni sugli articoli di riforma, nelle quali in particolare la questione dell’esenzione dei capitoli condusse a violente dispute. Le discussioni giunsero alla conclusione il 2 ottobre con un notevole discorso del Lainez. 2 Ma prima la stessa congregazione generale del 22 settembre aveva dato luogo a un inaspettato incidente. Ancora ai 20 di settembre i legati poterono notificare a Roma come gli inviati francesi du Ferrier e Pibrac sulla base di nuove istruzioni avessero fatto sapere che il loro governo era lieto del-l’intrapresa discussione per la riforma da parte del concilio e disapprovava l’arbitraria partenza da Trento di alcuni vescovi francesi. In quell’occasione gli inviati francesi espressero la preghiera di poter proporre nella congregazione generale alcune cose relative alla riforma, del resto insignificanti. 3 I legati non ebbero difficoltà alcuna ad accogliere la preghiera e stabilirono all’uopo la congregazione generale del 22 settembre. In essa du Ferrier tenne un discorso che sorprese del tutto e nel modo più penoso i legati. Il francese cominciò con doglianze per il ritardamento 'Iella riforma ecclesiastica e subito passò poi alla cosa principale, al progetto stesso di riforma, del quale sostenne che annientava ìa libertà della chiesa gallicana e l’autorità del re cristianissimo. Da secoli, così egli, avevano questi re dato leggi ecclesiastiche, ma per nulla contrarie ai dogmi e dannose alla libertà dei vescovi, non essendo affatto impediti i vescovi di risiedere tutto l’anno nelle loro diocesi, di annunciare ogni giorno la pura parola di Dio, di vivere in modo sobrio, giusto e pio e di far pervenire ai poveri i beni ecclesiastici ! I re cristianissimi hanno fondato quasi tutte le chiese e quali re di Francia hanno il diritto di disporre Uberamente come in generale di tutti i beni ed entrate dei loro sudditi, così anche di quelle degli ecclesiastici qualora lo chieda il bene e il bisogno dello stato. E questo diritto, questo potere ed autorità posseggono essi non da uomini, ma da Dio, che ha dato agli uomini i re affiinchè loro obbediscano. Non intraprendano quindi i padri nulla contro i loro diritti e le libertà gallicane, avendo egli in caso contrario l’ordine di protestare come faceva allora. 4 1 Vedi Susta IV, 263. 2 Vedi Theiner II, 407 s.; Beccadelli II, 131; Mendoga 698; Psalmaeus 868 S.; I’a i,LA VICINI 23, 3. 3 Vedi Susta IV, 255. 4 Vedi il testo del discorso presso Le Plat IV, 233 s. Sulla sua impressione Vedi le testimonianze raccolte da Susta IV, 271. Cfr. anche Mendoga 697 s. ;Ba. gUENAULT DE PuCHESSE 366 S.