362 Pio IV. 1559-1565. Capitolo 7 c. e poi per timore delle pene ecclesiastiche si volgono contro la Chiesa e i prelati. Inoltre ai prelati in molti luoghi è impossibile provvedere il popolo di preti non coniugati: sono perciò obbligati a lasciare molti posti vacanti, ma da questo il popolo è spinto verso i predicanti. Finalmente la concessione del calice è stata vincolata a determinate condizioni, ma che giova porre condizioni se non v’è alcuno che le spieghi al popolo e insista sulla loro osservanza ? L’imperatore quindi prega che si dispensino i preti ormai ammogliati e si conceda che in regioni povere di preti siano ammessi agli Ordini dei laici coniugati. Ai 19 di settembre del 1564 Massimiliano II rinnovò la domanda del padre presentata nello stesso tempo in nome dell’arciduca Carlo per i suoi paesi di Stiria e Carniola, 1 mentre l’arciduca Ferdinando non volle saperne pel Tirolo, e l’Austria anteriore del matrimonio dei preti.2 Fu di nuovo il nunzio Delfino che, gravemente ledendo il suo dovere di inviato, diede l’abbozzo per quella lettera cotanto ingrata al papa 3 mentre nelle altre notificazioni a Eoma sotto l’apparenza di mera relazione faceva apparire sotto la migliore luce i desiderii imperiali. 4 Per queste pretese il papa si trovò nel più grande imbarazzo. Proprio allora eransi fatte le peggiori esperienze della politica delle concessioni sulla questione del calice, 6 ma d’altra parte era pericoloso opporsi apertamente ad un principe sì poco di sentimenti eattolici come Massimiliano, potendo la resistenza avere come conseguenza nella prossima dieta un nuovo e peggiore interim.6 Pio IV quindi cercò di guadagnar tempo. 7 Soltanto il 20 di gennaio del 1565 egli istituì una commissione di cardinali per la consultazione delle proposte imperiali. " Allorquando in marzo non eransi ancora rag- 1 Steinherz IV, 205 s. Una * lettera délVarcìdca Carlo al papa per la con- 1 Steinherz IV, 205 s. Una * lettera dell’arciduca Carlo al papa per la concessione del calice ai laici, in data di Vienna 30 novembre 1554, nell’A r c h i v i o n azionale a Parigi, Papiers de Simancas. 2 « L’arciduca Ferdinando non ha scritto mai rè fatto dire a S. Stil cosa alcuna in questa materia del connubio, se bene dal imperatore si pretende, che li stati di detto Ferdinando siano ne la medesima necessità». Istruzione papale del -21 maggio 1565 per gli inviati a Vienna, Steinherz IV, 364. Cfr. Döllinger, Beiträge I, 645. Per la Boemia, ove Ferdinando era governatore, non fu chiesto il calice. 3 Steiniierz IV, 207. 4 Delfino a Borromeo, 20 novembre 1564, ibid. 241 ss.; cfr. 330, 348. 6 II papa come il Cardinal Borromeo se n’erano persuasi in breve tempo. Döllinger, Beiträge I, 623, 625; cfr. Canish Epìst. IV, 480 e 1065. 6 Döllinger, Beitrage I, 594, 612. 7 Steinherz IV, 323, 336, 374 ecc. En negocios tan arduos la dilacion es la ■que importa, fu questa, secondo il Cardinal Pacheco, la massima che guidò in questo il papa. Döllinger, Beiträge I, 595; cfr. 597. 8 Borromeo a Delfino, 20 gennaio 1565, presso Steiniierz IV, 277. Massimiliano II ad Arco, 13 marzo 1565, ibid. 317. Il papa aveva già presentato la