Viaggio del Commendone in Germania. 169 e vera unione, dalla quale potrebbe sperarsi ogni bene ed un felice successo alla dieta ed anche senza questa, e aprirsi la via al concilio. Giovanni von der Leyen comunicò confidenzialmente al Commendone gli impedimenti, che fino allora avevano mandato a vuoto la formazione di una lega cattolica, ma Commendone rimase fermo nella sua opinione, che ove non si risolvesse di unire i cattolici e di liberarli dalla loro paura e servitù, i negozi religiosi cadrebbero in una situazione quasi disperata. Non parve immune da paura neanche l’arcivescovo di Treviri, come dimostrarono le sue comunicazioni sulla dieta dei principi elettori e la sua risposta sulla questione del concilio, di non potere cioè comparire personalmente a Trento a causa dei sicuri pericoli, ai quali colla sua assenza esporrebbe il suo paese.1 Ai 19 d’aprile Commendone era di nuovo a Colonia, dove ricevette la visita di Giovanni von Hoya vescovo di Osnabrück. Questo prelato pure, che Commendone del resto loda molto, accennò fortemente allo stato turbolento dell’impero ed ai pericoli incombenti ai vescovi che partissero pel concilio. Propose che per ordine del papa gli arcivescovi tenessero concilii provinciali e che questi deputassero poi alcuni vescovi al concilio, dovendo gli altri vescovi rimanere a difesa delle loro e delle altre diocesi : Commendone però dichiarossi contro la celebrazione di concilii provinciali siccome pericolosa e quella che prendeva tempo. La risposta del consiglio comunale di Colonia e di quell’università all’invito al concilio fu soddisfacente. Ciononostante Commendone non si dissimulò che anche nel Coloniese gravi pericoli minacciavano la Chiesa. Grandi speranze di stornarli egli riponeva nei Gesuiti, ma nella metropoli renana costoro avevano molto da combattere colla gelosia degli ecclesiastici e specialmente dei Mendicanti. Molto turbato era il nunzio per l’incredibile indolenza di tanti cattolici. E’ pare affatto, scriveva, che i nostri siano coloro, i quali confidano solo nella fede senza le opere, tanto poco paiono darsi pensiero di ovviare alla ruina presente. Gli altri invece, quantunque siano fuori della verità e perciò non possano trovare una vera unità, cercano tuttavia d’aiutarsi a vicenda e si dànno l’apparenza d’essere concordi.2 Condizioni molto più serie che nell’arcivescovado di Colonia incontrò il Commendone nel ducato di Cleve, nella cui capitale entrò il 26 aprile. Ivi l’apostasia da Roma aveva fatto già grandi progressi: a Cleve eranvi numerosi eretici. La città di Wesel era quasi interamente protestante; a Düsseldorf un protestante reciso insegnava a 500 scolari, il predicatore di corte amministrava 191 1 ^ ^ ^et^ere di Commendone del 14 e 21 aprile 1561 presso Ehses Vili, e 194. Cfr. Reimann, Commendone 261 s. 2Lettere a Borromeo del 21 e 25 aprile 156], presso Ehses Vili, 194 ss.