Manifestazioni dell’odio contro i Carafa. 13 Alfonso Carafa : questi, che lo zio aveva nominato reggente della Camera apostolica ed in tale qualità messo a lato del Cardinal camerlengo con pari diritto per il tempo della vacanza della Sede pontificia, 1 non potè usufruire di questi diritti. Al primo tentativo egli trovò presso il cardinale camerlengo Sforza una recisa opposizione, che fu approvata dal Sacro Collegio. 2 Fu pure lo Sforza, un violento avversario dei Carafa, che ai 23 di agosto lesse ai cardinali riuniti una lettera di Ascanio della Corgna contro il defunto pontefice ed i nepoti : 3 a quanto pare neppure una voce sorse in favore di colui ch’era appena spirato. L’odio contro i Carafa ebbe nuova esca allorché precisamente in quei giorni si diffuse la novella degli orrendi avvenimenti, di cui era stata teatro la famiglia del duca di Paliano. Dietro confessione per tortura, Giovanni Carafa aveva ucciso di propria mano con 27 stilettate un preteso drudo della moglie. Ai 29 d’agosto anche l’infelice sposa seguì il preteso seduttore nella morte : essa venne strangolata dal suo proprio fratello e da un altro congiunto non ostante la sua gravidanza. In questa tragedia famigliare il popolo romano vide un giudizio di Dio sul duca, pel quale era stato sì poco sacro l’onore delle donne. 4 Date tali circostanze, un discorso, che Ascanio della Corgna tenne sul Campidoglio contro i Carafa il 30 agosto, 5 dovette fare duplicata impressione. Il dì appresso, 31 agosto, un plebiscito dichiarò decaduti tutti i Carafa, ad eccezione de’ due cardinali, dal diritto di cittadinanza romana ed in presenza del già onnipotente Carlo Carafa chiese al Collegio cardinalizio la licenza di potere cacciare il duca di Paliano, Giovanni Carafa, con tutta la famiglia dalle sue città di Gallese e Soriano e dall’intiero Stato della Chiesa. 6 L’arrogante domanda fu appresa dai cardinali con indignazione. Allorché (1° settembre) Pirro Taro, conservatore della città, ricomparve coi rappresentanti del popolo per prendere la voluta risposta, il cardinale Carpi in luogo dell’assente decano du Bellay fece un severo rimprovero per gli avvenuti eccessi, proibì al popolo qualsiasi azione arbitraria e con paterne parole esortò alla quiete ed alla cura del pubblico bene. Taro nella sua risposta cercò di scusare il popolo, diffondendosi sui pesi di guerra e di tasse durante 1 Cfr. il nostro vol. VI, 450. 2 Guidus 607. Massakelli 336. 3 Panvimus appo Merkle 335, n. 2. 4 Cfr. * Avvino di Roma del 12 agosto 1559, l’rb. 1038, p. 69’\ Biblioteca Vaticana. Particolari sul fatto v. sotto, capitolo 3. 5 Panvinius presso Merkle II, 337. ' Guidus 606. * Relazione di Camillo Capilupi in data di Roma 2 settembre 1559, Archivio Gonzaga in Mantova.