Il papa e il concilio contro il rigore dell’Inquisizione. 489 secondo il suo gusto il grande rigore, con cui comunemente procedono gli inquisitori, ed egli dia a capire che più gli piacerebbe se invece che come rigidi monaci si comportassero piuttosto come nobili di belle maniere, tuttavia egli non ardisce mai opporsi al loro giudizio o almeno non vuole e rado vi mette mano perchè per lo più le decisioni avvengono in sua assenza. Come il papa, così anche il concilio di Trento non era in tutto d’accordo col rigore dell’inquisizione. In una lettera a Roma i legati conciliari espressero apertamente come loro opinione che la condizione dei tempi esigeva piuttosto un procedere con bontà e carità, dovendo gli erranti riconoscere che bramavasi ardentemente il loro ritorno sulla buona via e all’ecclesiastica unità e che la Chiesa da dolce e buona madre apriva loro largamente le braccia.1 Dal concilio, quale l’ultimo mezzo straordinario per riunire la cristianità, attendevasi anche quasi generalmente un sentimento simile. Come dopo la morte di Paolo IV precisamente da esso si promise una mitigazione dell’indice, così credevasi pure che esso potesse usare ed userebbe maggiore indulgenza che gli ordinarli tribunali ecclesiastici nel trattamento degli apostati dalla Chiesa. Guidati da questa concezione, l’il maggio 1561 due domenicani polacchi che avevano studiato a Bologna e preparavansi a tornare in patria, osservarono ai legati che nella loro patria molti eretici si sarebbero riconciliati colla Chiesa qualora non temessero l’onta di una pubblica abiura. Acconsentissero quindi i legati all’istanza, alla quale il Cardinal Ghislieri aveva risposto negativamente, che cioè si impartisse a sicuri ecclesiastici in Polonia la facoltà di riammettere nella Chiesa tali persone anche con abiura segreta. Ora i direttori del concilio non avevano invero la facoltà richiesta, ma si rivolsero a Roma onde ottenerla per sè e per comunicarla ad altri.2 Pio IV aderì alla loro istanza, salvando però i diritti dell’inquisizione: neanche il concilio s’immischiasse in processi, che comunque si fosse pendessero presso la medesima.3 All’eccezione dei legati che con tale limitazione il diritto concesso fosse quasi senza valore, essendo venuti in contatto coll’Inquisi-zione quasi tutti coloro, che si rivolgerebbero a Trento, 4 il papa 1 « Niun altra cosa ci indusse ritrovandoci qui sulla porta della Germania a procurare d’havere quel Breve dalla Santità di N. S. di potere cognoscere le cause degli heretici, si non l’opinione che havevamo, che a questi tempi non si convenisse usare del rigore, anzi che fosse necessario con dolci et amorevoli maniere mostrare desiderio che gli sviati ritornassero sulla buona via, et si riunissero alla Chiesa santa, dando loro a conoscere ch’ella come benigna et pietosa Madre stava colle braccia aperte per riceverli tutti con carità ». I legati a Borromeo (nella causa del genovese A. Centurione), 8 marzo 1563, pubblicato da Car-Cereri in Archivio Trentino XXI (1906), 78. 21 legati a Borromeo, 12 maggio 1561, presso Susta I, 19 ss. 3 Borromeo trasmise il breve il 24 maggio 1561, presso Susta I, 21. 41 legati a Borromeo, 31 luglio 1561, ibid. 63.