Le condizioni religiose in Irlanda. 477 e. Anche nelle condizioni ecclesiastiche d’Irlanda cercò Pio IV di metter mano mandando un nunzio, ma, edotto dalle esperienze fatte in Inghilterra, lo fece comparire senza alcuna pompa esteriore. Mediante inganno e sorpresa, nel Parlamento irlandese erano state accolte l’anno 1560 le leggi ecclesiastiche inglesi sull’abolizione della podestà papale, il giuramento di supremazia, l’intervento al culto protestante: il presidente della camera bassa, James Stanihurst, le propose al voto quando la camera era molto debolmente frequentata ed i presenti erano completamente favorevoli all’innovazione. 1 II malcontento degli altri membri del Parlamento venne calmato assicurando che le nuove leggi non sarebbero eseguite. Eealmente fu mantenuta la forma tradizionale del giuramento di fedeltà2 e la liturgia anglicana del Common Prayer Book era inintelligibile alla massa del popolo perchè non tradotto in irlandese.3 Dal 1560 dovette bensì a poco a poco cessare il pubblico esercizio del culto cattolico, 4 ma del resto neanche nei dintorni di Dublino potè impedirsi l’intervento alla Messa. 5 Fatte poche eccezioni6 i vescovi d’Irlanda rimasero fedeli alla Chiesa ed il governo ardì di privarne delle loro sedi soltanto due. 7 Nel 1566 il viceré irlandese, l’apostata arcivescovo Curwin e gli altri membri del consiglio segreto irlandese riferirono alla regina inglese che la nuova dottrina aveva fatto progressi appena notevoli solo nelle diocesi di Armagh, Meath e Dublino, mentre era del tutto ignota nel resto dell’Irlanda. 8 Un ostacolo rilevante al rassodamento sì urgentemente necessario della vita cattolica in Irlanda costituivano le condizioni esistenti fra il clero, in particolare la sua ignoranza religiosa. Il cardinale Morone, protettore dell’Irlanda, propose quindi al papa l’invio nell’isola verde di un nunzio. Naturalmente non era più possibile che un inviato papale vi comparisse con esterna pompa: Pio IY perciò destinò a tal posto non un prelato, ma, com’era avvenuto per la Scozia, un gesuita, David Wolf, irlandese di nascita, 9 che secondo l’ordine del generale dei Gesuiti doveva 1 Bellesheim, Irland II, 120 ss., 131. 2 Ibid. 123. 3 Ibid. 122, 124. 4 Ibid. 137; cfr. 124. 6 Ibid. 130. 6 Ibid. 128, 140. Sull’apostasia dell’arcivescovo di Dublino Curwin ibid. 114, su Devereux di Ferns ibid. 129. 7 Cioè Walsh di Meath e Leverous di Kildare; ibid. 129. 8 Bellesheim, Irland II, 134. 9 Ibid. 137; cfr. Sacchini II, 1, 4, n. 45.