Mutamento nell’atteggiamento di Spagna verso il concilio. 151 cilio non doveva rimanere più a lungo non finito, doveva venir portato alla conclusione se la Chiesa non doveva soffrire i più gravi danni. I rappresentanti del papa presso Filippo II, Prospero Santa Croce e il nunzio Ottaviano Raverta, fecero il 24 ottobre la comunicazione officiale al re spagnuolo, che dopo matura riflessione Pio IV era risoluto a non perdere più tempo nel negozio del concino. Dopo essersi persuaso, che non potevasi indurre l’imperatore e il re di Francia a consentire nella revoca della sospensione del concilio di Trento, volere egli deciderla senz’altro o trasferire il concilio in qualche città d’Italia, negli stati di Sua Maestà o dei suoi alleati. Prega Sua Maestà d’aiutarlo. Filippo lodò lo zelo del papa e dichiarò in generale la sua prontezza : i nunzi riceverebbero la risposta definitiva fra tre o quattro giorni. Nel frattempo il re spagnuolo sottopose la faccenda alla consultazione di una raccolta di teologi. Costoro, come apprese il Santa Croce, furono di vario parere, pronunziandosi gli uni per la revoca della sospensione, gli altri per una nuova convocazione. Il 28 ottobre il duca d’Alba rivolse ai nunzi la domanda se il papa preferisse la revoca della sospensione o una nuova convocazione ed inoltre se sarebbe contento di Besançon come luogo del concilio. I nunzi non poterono dare sicura risposta su alcuno dei due punti.1 Questa conversione di fronte alla politica spagnuola seguita fino allora fu causata dal riguardo avuto alla Francia, dopo che a mezzo dell’inviato francese in Spagna, il vescovo di Limoges, erano stati fatti altri passi per una intesa nella questione del concilio. Nella risposta data il 30 ottobre all’inviato francese, Filippo II dichiarava che voleva adoperarsi presso il papa perchè il concilio venisse tosto convocato e poi, subito dopo riunito, fosse trasferito a Besançon od a Vercelli. Ai 31 d’ottobre questa decisione del re spagnuolo venne consegnata da Alba ai nunzi.2 Addì 10 novembre Gherio prese la via del ritorno a Roma con una lettera autografa di Filippo II a Pio IV, nella quale il re approva la continuazione del concilio di Trento, non si mostra alieno da una susseguente traslazione e per questo caso propone Besançon. In una lettera contemporanea a Vargas egli dichiarava di non potere che aderire se s’evitasse di mettere in discussione la questione della validità dei decreti tridentini anteriori.3 Zaccaria Delfino incaricato della missione a Ferdinando I era 1 Gir. la relazione di Santa Croce del 31 ottobre 1560 presso Laemmer, Mdet. 182 s .; Ehses Vili, 92 s. 2 Cfr. ibid. 183 s. Sulla corrispondenza segreta dei nunzi con Roma, che secondo il desiderio di Filippo II avrebbe dovuto cessare, vedi Voss 110 s. Cfr. in proposito Ehses Vili, 93 e 118 nelle note. 3V. Voss. 111.