214 di qualche anno, collegati ad analogo fine. Ma nella loro apparente armonica successione è arduo ravvisare il delinearsi di uno stato politico, nel quale al tentativo di riaffermare un diritto spento, da parte bizantina, si associ un atto di debolezza da parte veneta. In questo quadro, limpido nell’apparenza, si affacciano troppi punti oscuri, i quali potrebbero aver un significato meno recondito ed affatto misterioso. Il ritorno del fratello fu probabilmente conseguenza della morte del padre, all’ indomani di questa, e dopo lo svolgimento della prima sfortunata campagna navale veneto-bizantina in Sicilia (1). Alla medesima stregua l’onore dell’ alta dignità può essere ricompensa simbolica del concorso veneto nell’impresa di Sicilia, a qualunque titolo figurasse (2). Queste vicende trascorrevano senza mutare la fisionomia dell’equilibrio politico esterno e senza influire sopra l’assetto interno. A sconvolgere questo assai più contribuiva la vitalità, sempre rinfocolata, dello spirito fazioso, che nello stesso tempo ringagliardiva l’anima nazionale. L’esule Giovanni, rimpatriando dopo la morte del padre, forse approfittando dei bisogni di guerra, non era ammesso nell’intimità famigliare pienamente riconciliato. Al ritorno, checché sia detto (3), non era reintegrato nei perduti onori ducali. Nel testa- cumenti cit., I, 72) e nella lettera di Venerio all’imp. Ludovico dell’825 (M. Q. H., Epist., V, 314 ; Documenti cit., I, 80 : in caso analogo l’arcivescovo Giovanni cinquant’anni prima non esitava decorare il duca del titolo di amsvl imperialis, ivi, I, 49) figura nel testo e nelle sottoscrizioni solo col titolo di dux Venetiarum. Invece nel testamento dell’ 829 compare con il duplice titolo di imperialis hipatus et dux Venetiarum provincie (Gloria, Cod. dipi, pad., I, 12 sgg. ; Documenti cit., I, 93 sgg.), con questi si sottoscrive (ivi, p. 99) e il titolo di ipato è ostentatamente ripetuto dagli altri testi (ivi, p. 99). Dubito che il conferimento del titolo, con efficacia politica, sia posteriore all’ 825, e forse coincida con le campagne veneto-bizantine in Sicilia, posteriori all’ 827. (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 109. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 109. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 109 : et favente sibi fratre dux effectus est. Ma è smentito dallo spirito del testamento dell’ 829 (Gloria, Cod. dipi. pad. cit., I, 12 sgg. ; Documenti cit., I, 93 sgg.), nel quale di lui non si parla, il compito di costruire la basilica di S. Marco è affidato alla moglie, nessun legato si registra a suo favore, e l’esecuzione delle ultime volontà è rimessa ai fedeli