Tentativi di pace del Papa col Portogallo. 61 !> infestato nonostante la sua patente reale portoghese e condannato alle galere,1 ma poco dopo graziato dal Papa. Dopo il suo rilascio egli fuggì, passando per Napoli, presso il Pombal per continuare a sostenere ancora gli interessi di questo.3 Parecchi altri attizzatori di disordine furono espulsi, mentre i più si adattarono il nuovo corso e si dettero l’aria di amici fervidi della Compagnia di Gesù, per tornare poi rapidamente sotto il pontificato succes-iìvo a far parte dei suoi nemici acerrimi. Il più noto fra essi è il dotto domenicano Mamachi, oriundo greco, che adesso, rinne-jando tutto il suo passato, si pronunziò pubblicamente a favore dei gesuiti, ma sotto Clemente XIV mise di nuovo in mostra i raoi veri sentimenti, pubblicando i libelli più violenti e offensivi contro l’Ordine gesuitico.3 La rottura delle relazioni diplomatiche col Portogallo era appena divenuta un fatto, che già incominciarono i tentativi di pace ‘lei pontefice. Se Clemente XIII aveva mostrato finora una pazienza quasi inesauribile per evitare la rottura, ora egli spiegò infaticabilmente zelo e tenacia per riallacciare le rotte relazioni. Nella piena coscienza del suo alto dovere pastorale e nell’oscura Previsione dei gravi danni che la separazione dalla S. Sede avrebbe per conseguenza, egli invocò ripetutamente la mediazione delle altre Potenze cattoliche. Per questo scopo già il 9 luglio, due giorni dopo la partenza dell’Almada, egli diresse un Breve re Carlo III di Spagna. Alla manifestazione del suo profondo dolore per l'espulsione del nunzio da Lisbona, egli accompagnò ferole di gioia e di ringraziamento per l’onorevole accoglienza kttagli in Spagna, e altresì la preghiera pressante perchè il soprano adoperasse tutta la sua influenza per il ristabilimento del- • offeso onore della Sede apostolica.4 Per affrettare le trattative di mediazione l’Acciaioli, rimasto Sn qui per ordine (del Papa in prossimità del confine portoghese, **>be istruzione di chiedere una udienza alla corte di Madrid per rivolgere l’attenzione di Carlo III su la turbata situazione ecclesiastica dello Stato vicino. Prima di tutto egli doveva esporre irtamente quale abuso facesse della fiducia del suo signore il bombai, il cui reggimento arbitrario irrideva ad ogni giustizia e umanità. Quindi descrivesse la debolezza di condotta del cardinale patriarca, la servilità dei vescovi di corte, i gravi disor- ■ * Tnrrlffinni a Pallavicini il 18 dicembre 17«ì0. Cifre. Xiniziai, di Pori. '**■ «oc. cit. ’ Gir. sopra p. 582 n. 7. Della carcerazione del »eicretarlo Klorin* venne '&■ 37oi parlato. * ' oroara. l'ninnu ntarii 585 *. ; Ite tuppr* ttionc f® **. ; Bora .%00 *. * * Numici. di Pori. 182, loc. cit.: trad. tede*ca In Kirsch, nella H"i«- ,"K>rhaftl. Heitagc della Germania 1906. n. 5, p. 37.