Monitorio pontificio del 30 gennaio 1768. 927 roteste della curia, il ministro continuò le sue riforme ecclesiastiche fino che un incidente di poca importanza tramutò in aperto onflitto la serpeggiante crisi. Un mentecatto di nome Descalonne affermò che si era permesso a sua moglie di rimaritarsi, benché il suo matrimonio con ìei fosse stato conchiuso validamente innanzi al vescovo. Il vescovo presentò alla Santa Sede tutti i necessari documenti per dimostrare l’infondatezza di queste informazioni e dimostrò inoltre che l’accusatore era malato di mente. La vertenza venne trascinata dinanzi ai tribunali romani nonostante la protesta del vescovo diocesano che si richiamava all’indulto, concesso da Paolo III e confermato da Benedetto XIV ; secondo il quale il vescovo di Parma era autorizzato a decidere in ultima istanza su tutte le querele della sua diocesi, senza che si potesse interporre appello a Roma. Clemente XIII nominò una Congregazione l>er esaminare questo privilegio. Essa decise nel senso che l’indulto di Paolo III non impediva l’appello alla Santa Sede, qualora una delle parti in conflitto ricorresse a lei.1 In seguito a ciò comparve il 16 gennaio 1768 un decreto governativo, il quale fra attacchi alla suprema autorità ecclesiastica proibiva di passare gli atti di processi a tribunali esteri, Roma non esclusa. Inoltre in esso veniva proibito di assegnare prebende ecclesiastiche nel ducato a stranieri senza l’approvazione del principe e per tutte le ordinanze dei superiori ecclesiastici veniva prescritto Yexequatur del sovrano.2 Subito il Papa convocò una Congregazione di cardinali e prelati a cui sottopose il nuovo caso per esame. Come risultato di questa consultazione comparve in data 30 gennaio 1768 il Breve che la sera del 1° febbraio venne affisso nei soliti luoghi in Roma, * perchè, come si dice nel Breve, era impossibile comunicarlo negli stati di Parma, Piacenza e Guastalla. Sotto riserva dei diritti territoriali della Santa Sede sui due ducati, e dopo aver elencate le leggi antiec-clesiastiche emanate da Parma, queste vengono dichiarate irrite e nulle perchè contrarie ai diritti della Santa Sede e dell’immu- fosse, quanto per parti di X. S. si fosse condisceso alle soddisfazioni della medesima, e quanto abbia poi ella stessa mancato alla buona fede e alle lesiti della negoziazione, rompendo inaspettatamente, mediante un nuovo assurdo I retesto, la finale conclusione del trattato si il quasi conchiuso» (Torrigiani a Glraud il 0 marzo 170S. fifre. Xuniiat. di Frauda Archivio segreto pontificio). Besahsi V 111-171. In opposizione a Torrigiani, Rousseau <1 248) attribuisce la coir« al Paj»a, affermando «senza prove», che la Santa Sede aveva sconfessato 1 suoi negoziatori e respinto ogni compromesso. i Bncasutr I 248 s. * Ofr. Unii. Coni. Ili 1305*. : Belassi V 257 ss. * • Aubeterre a Ohoiseui il 3 febbraio 1708 (copia). Archivio di S i-m a n c a s. E»tailo 4505 : Belassi V 275.