162 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo III. dotto, che godeva grande prestigio, ma che nelle sue imprese aveva mostrato grande vanagloria.1 A successore del Quirini, come prefetto della Biblioteca vaticana, Benedetto XIV nominò il cardinale Passionei, celebre come grande conoscitore di libri,2 benché il Papa non ne ignorasse i lati deboli, specie la sua vanità e la sua infantile avversione contro i gesuiti e per tali debolezze avesse lo stesso sorriso che riservava prima alle bizzarrie del suo antecessore.3 Ben ne aveva il diritto, perchè, come dotto, superava di gran lunga entrambi i cardinali e tuttavia eccelleva per la sua modestia. In una lettera, diretta il 3 aprile 1749 al cardinale Quirini, egli osservò che per quante opere gli siano state dedicate egli non ne aveva mai letto fino ir fondo le dediche, ma aveva saltato subito quelle pagine nelle quali incominciavano le lodi.4 Già la nomina del Passionei a pro-bibliotecario della Vaticani nell’anno 1741 s era stata in nesso con la prospettiva che allora si presentava di aggiungere alla biblioteca un « museo di antichità cristiane », quali avevano già proposto Marcantonio Boldetti e Francesco Bianchini a Papa Clemente XI.6 Benedetto XIV aveva aderito a questo progetto prima ancora che ascendesse alla Sede di Pietro.7 Ora gli riuscì di acquistare la collezione del cardinale Gaspare Carpegna, la quale conteneva in gran parte antichità provenienti dalle catacombe.8 I vetri dorati e le monete imperiali di questa collezione erano stati illustrati dal fiorentino senatore Filippo Buonarroti in pubblicazioni apposite.9 Un altro arricchimento oltre le bolle in piombo dell’antiquario Francesco Ficoroni era costituito dalla generosa donazione delle antichità che con grandi fatiche e spese aveva raccolto Francesco Vettori; in esse i * « Era huomo dotto e di molta reputazione, ma vaniglorioso in ogni sua cosa » (Merenda, * Memorie. Biblioteca Angelica di Roma). Autobiografia del Quirini: Brescia 1749. continuata da Sanvitale, ivi 1761. * * Breve del 22 febbraio 1755. in Asbbmani, Cai. Bibl. Vat. I (1756) XXIV. » Pili autentiche che il noto aneddoto del Papa che lascia sul tavolo di Passionei l'opera del gesuita Busembaum per mettere in burla lo scandalizzarsi di costui (vedi Justi II 2, 9*7), sono le espressioni intorno al cardinale nelle lettere a Tencin, Heeckerex II 250, 288, 295. Cfr. Kraus, B rieie 29. * Fresco, Lettere XIX 197. » Cfr. sopra p. 157. « Cfr. la presente opera, volume XV 391 ss. ■ Acta Benedicti XIV, II 282. s Cfr. * Coi. l'a/. 9153-54, Biblioteca Vaticana: Doeum. per la storia dei Musei d'Italia II. Roma 1879, 182 ss. ; Corsisi, Bibl. Vat. 110; Cer-roti. Lettere 47: Fresco. Lettere XVIII 39. * Fu» Buonarroti, Osserva:, sopra alcuni medaglioni antichi, Roma 169S; Osserva:. sopra alcuni frammenti di vasi antichi di vetro ornati di figure trovati nei cimiteri di Roma, Firenze 1716.