580 Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo IV. Il 21 maggio 1758 venne eletto capo dell’Ordine un uomo, elusi sarebbe aspettato meno d’un altro: un novizio nel governar*-, entrato a quindici anni nell’Ordine e dopo lunga attività d’ii:-gnante spirituale nel Collegio Romano, donde solo due anni prima il Centurioni l'aveva tolto per farlo suo segretario. Era Lorenzo Ricci di Firenze, asceta pio e mite. Con quale spirito la Conpre-gazione scegliesse proprio lui, sembra risultare da uno dei d* vren di essa. I superiori, si è detto, insistano spesso sul punto, che il buono stato dell’Ordine riposa tutto nello zelo per le cose -pirituali. « Giacché, ove a Dio piaccia di permettere (secondo la ragione dei suoi consigli di adorazione), che veniamo provati dalie avversità, Dio non abbandonerà coloro che aderiscano a lui e gli siano intimamente congiunti, e finché potremo con pura mente e sincero cuore rifugiarci presso lui, nessun’altra difesa ci m locherà ».1 In altre parole, la Congregazione per le tempeste imminenti non attendeva nulla dall’accortezza e dalla risoluti /za umane. Questa, però, non era l’opinione di tutti i gesuiti ; per i tempi burrascosi, che richiedevano animo coraggioso e m> -zzi straordinari, il Ricci, col suo carattere mite, più incline a tollerare che ad agire, sembrava loro meno adatto. Scrisse nel 178" il focoso Carlo Borgo: 3 « Il padre Ricci era un uomo incomparabile per innocenza di costumi e per bontà d’indole mansuetissima : ma altresì era di uno spirito timido ed irresoluto ed affati0 incapace di intraprendere e condurre un affare rischioso, chiedente coraggio ed accortezza. Che su questo di lui carattere ~ interroghino i gesuiti medesimi e testificheranno ciò che io dico- Io stesso ho udito moltissimi dei più veggenti fra loro dolersi della sventura di avere in tempi sì terribili un generale nell* anguste circostanze sì poco opportuno: ed aggiungevano, che senza la freddezza di lui la Compagnia avrebbe potuto prevenire e frastornare in gran parte almeno sì gran rovina. L’ottim’' religioso, ma poco abile superiore, alli replicati avvisi, che < » tanti anni prima da tutte parti venivano della trama neimc*-piangeva, faceva orazione, ma quasi nulla più ». E conclude eh« questa debolezza era ben nota a tutto il mondo e perciò crebbe all’eccesso l’audacia degli avversari. ’ 1 « Nani si forte l>eo ita permittente placeat tqune adorami» coo*ll*of,‘8‘ eins ratio est), ut advorsis exeroearour: Oens adhaerentes .«Ibi atque !■»•** coniunetos non dose re t, et qunnidiu pura mente ac sincero corde ad eutn rP*’ fusero potcrimu.«. nuiluin aliud deerlt nobis praesidium » Court. 19. d«*1 11 Institutiim Soc. Ir** H, Florentiae 1892, 44». s Memoria rati olirà da presentarti a Sua Sautitd Cosmopoli 1780. 168. * Rosa. Gemiti MS«.