Il giansenismo e gli Ordini religiosi. 171 pellanti venivano esclusi soltanto tacitamente e non espressamente. Certo per riguardo al re, per la cui salute si pregava, il Parlamento questa volta non fece alcuna difficoltà. Come Benedetto aveva scritto a singoli vescovi della Francia sulla questione giansenistica, così anche alla loro collettività;1 egli confermò loro i pieni poteri di intervenire anche contro religiosi che rifiutassero obbedienza alla Bolla TJnigenitus oppure ^fendessero le proposizioni di Bajo, Giansenio, Quesnel, condannate dalla Santa Sede. Il Breve venne scritto su preghiera ili molti dei vescovi stessi, i quali si lagnavano che di giorno in «¡orno crescesse l’impudenza dei novatori. Già prima di questo monito il vecchio Fleury, nei suoi ultimi anni aveva fatto grandi sforzi per sottrarre ai novatori il sostegno che essi avevano nelle Congregazioni religiose. Ma fedele alla sua tattica, egli evitò tutto quello che potesse fare rumore, s’accontentò di mandare in esilio i propugnatori più aperti delle idee giansenistiche, di chiudere alcuni seminari teologici e di barrare ai quesnellisti l’accesso ai posti più importanti.2 Anche il Papa evitò d’intervenire con misure generali che avrebbero Scuramente provocato la contradizione del Parlamento. Il nuovo vescovo di Montpellier, per esempio, aveva dovuto rifiutare i sacramenti ad alcune suore gianseniste e desiderava che il Papa approvasse con una lettera il suo contegno. Benedetto assicurò il vescovo della sua migliore buona volontà; ma, per non esporsi al rimprovero di voler turbare la quiete in Francia, lo rimise a Fleury e a quest’ultimo mandò una lettera commendatizia per il vescovo.8 Un ex-vicario di Saint-Médard, in Parigi, che si era iato un gran da fare per i presunti miracoli del diacono Pàris, nuale funzionario dell’Ordine di Malta nell’arcivescovado di Reims continuava ad operare nello stesso senso. Il vicario generale, per tema del Parlamento, non aveva osato di negargli il permesso di celebrare la messa. Il nunzio si rivolse a Roma; ma Benedetto, per rimedio, si accontentò di scrivere al gran maestro dei maltesi, * il quale già prima aveva ordinato ai superiori provinciali francesi di non ammettere nessun chierico appellante al servizio delle chiese dell’Ordine o a partecipare alle sue entrate. Dopo la morte del novantenne Fleury, il suo successore, l’ex vescovo di Mirepoix, Giovanni Francesco Boyer dei teatini, per quanto riguardava l’amministrazione delle cose ecclesiastiche, 1 II 4 agosto 1741, Benemcri XIV Acta I' 83 s. * Hakoy 325. * Del 3 maggio 1742, Benedicti XIV Acta I 123. * Il 7 gennaio 1746, ivi 286. * Il 7 marzo 1742, ivi 107.