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Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo III.
giacché, in quanto ad attaccare propriamente questo, egli non t pensava.1
   Certo, ci si deve domandare, come il domma avrebbe potuti, mantenersi puro, se la costituzione della Chiesa fosse stata co.<t alterata come descrive il Febronio quale risultato degli ultin.; mille anni della sua storia.4 Questo risultato è per lui la monarchia del Papa nella Chiesa: essa è la conseguenza di pretese di pot- r-usurpazioni, falsificazioni, il cui fondamento sarebbe ormai riconosciuto nelle decretali pseudoisidoriane. Ciò che, al posto dell» monarchia papale, egli considera come giusta costituzione dell* Chiesa, voluta da Cristo, oscilla fra l’aristocrazia dei vescovi e U rappresentazione democratica di una Chiesa, che come tale abbi» ricevuto in Pietro il potere delle chiavi, il potere fondamenta]»1 Egli respinge bensì l’applicazione di concetti politici alla costituzione della Chiesa, ma è dominato tuttavia, senza che se ne a corga, dall’ideale costituzionale del secolo xvm col principio fondamentale dell’origine del pubblico potere dal popolo e della divisione tra potere legislativo ed esecutivo. In conseguenza anche secondo Febronio deve esserci un primato, un primato di dirit? divino, congiunto peraltro solo di fatto, non inseparabilment-coll’episcopato romano, un papa successore di S. Pietro, un pr mato non solo di onore, ma anche di diritto. Febronio si sforzò di dare un contenuto a questo primato di diritto; ma al tempo stesso egli lo spoglia di tutto ciò, che fa del Papa il monarca nell» Chiesa: episcopato universale, infallibilità, legislazione per 1»
    ' Febronio cita p. es. Grozìo, Pnfendorf. Locke: nui protesta contro ■ volesse trarre da simili citazioni conseguenze generali contro ili lui. • fr 1 ijoh. Febroniu* 70.
    *	Ampie analisi dell’opera di A. Riosch, nellMrchir /tir JhiIh. Kirch' " LXXXIII (liHtti 44flss.. 620ss.; FraxZ STt-Mpkr. IHe kirrhrnrrchtl. /<*'' ^ Febroniu» (1!H)S). È anche prezioso I. Marx, fletch. de* Er:*tiflr* Tr,,r tt:l ss. : Werxer 206 ss.
*	Questa tesi fondamentale deriva dal Uieher. ove essa è formulata
« Sacerdotlum (’liristi ecclesiae in conanune ere<litum est. velut causa ero*1' potestàtls clavlum et lurisdlctionls eccleslasticae ». In sostanzi« £ la '*"t rJ" «lei riformatori del secolo xvi. fonie questi. Febronio chiama i posw ri l’officio ecclesiastico «ministri». «Il Rleher ed il Febronio non Uanii" vato. che con questo principio non solo viene minata la prerogativa <6 e dei suol successori, ma vengono altresì distrutti 1 diritti e il potere dell i" gerarchia » (Marx loc. cit. 104). Quella tesi fondamentale, ad esser pienti, doveva portare alla democrazia. Martin Gerltert nella sua opera 1741 aveva indicato espressamente questa conseguenza. Il Gerbert aveva 3-invinto ad Ilonthelm il suo libro: ma se Hontheim avesse voluto tener ■ ^ dell'opera del Gerbert. «allora avrebbe dovuto rifiutare del tutto la '!ìl lora presumibilmente glt\ compiuta), in quanto essa è costruita su un P cipio dimostrato falso dal Gerbert» (ivi 102 n. 11. PIO tardi il Mani»1'*' ha dimostrato, che in sostanza egli stava al punto di vista ilei B**"' (ivi 102).