244 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo V. Roma cristiana. ’ « Che cosa vi può essere di più bello per un cristiano che vedere la magnificenza della croce di iCristo nella sua luce più splendida che appaia mai in terra e di persuadersi coi propri occhi dei documenti della gloriosa vittoria colla quale la nostra fede ha vinto il mondo? Qui si vede come la più alta potenza mondiale si pieghi devotamente innanzi aliai religione, e come la Babilonia terrena di una volta si sia trasformata in una nuova città celeste, la quale non minaccia con rumore d’armi e col turbine di guerra per la distruzione di -popoli e il soggiogamento di regni, ma per istruzione e salvezza delle nazioni offre una dottrina celeste e un costume incensurato. Qui si vede l’antico impero della superstizione caduto in dimenticanza, mentre il puro culto del vero Dio e la maestà della liturgia diffondono da per tutto il loro splendore; si vedono gettati a terra i santuari degli dei bugiardi e i templi di Dio invece resi sacri dal sacro culto; si può convincersi coi propri occhi che gli empi giochi dei teatri e le folle rappresentazioni dei circhi sono scomparse dalla memoria degli uomini e invece di loro sono piene di visitatori le tombe dei martiri; come giacciono atterrati i monumenti dei tiranni e come per mano degli imperatori si levino in alto i santuari ove sono sepolti gli apostoli; come gli oggetti preziosi che erano stati destinati a onorare l’orgoglio romano servano ora ad adornare le chiese; come i monumenti sorti per ringraziare gli dei pagani per il soggiogamento delle provincie, ora, purgati da empia superstizione, con più ragione come segno di ben maggiore felicità portino in cima il segno vittorioso della croce invincibile Infine la vista di sterminate schiere di fedeli che nell’anno giU" bilare accorreranno da tutte le parti all’eterna città riempirà di gioia il nostro cuore, quando ognuno ritroverà la sua propria fede in così numerose nazioni e lingue e con tutte queste si sentirà unito nel Signore, nell’amore fraterno presso la madre comune, la Chiesa romana, e rileverà con gioia che più copiosa cade la rugiada delle celesti benedizioni ». Il mese seguente uscì una nuova enciclica, la quale dopo una erudita introduzione circa l’antichità dei pellegrinaggi in genere e dei pellegrinaggi a Roma in particolare si rivolge anzitutto ai 'e‘ scovi, sacerdoti e religiosi. Il motivo per cui si emana l’invito d-venire a Roma è la venerazione dei principi degli apostoli; in ciò che Roma costituisce il capo della religione cattolica e il centro dell’unità e che viene offerta la possibilità di cancellare totalmente le pene dei peccati con l’indulgenza plenaria. L’enciclica si rivolge poi ai confessori ai quali insegna il modo di Pre" » Itull. Lux. XVIil 73 s. 2 Del M giugno 1741), ivi 7S-97.