Ciovanni V concede la sua protezione alla Bolla di Benedetto XIV. 335 : ’Teiere la sua forza o a distruggerla, che il patriarca o aveva oltrepassato i suoi poteri o le sue disposizioni erano state allargate o poste in falsa luce da coloro i quali volevano mettere da parte la costituzione clementina. Dio gli era testimonio che era -tato spinto soltanto dallo zelo per la purezza del culto divino. S»ì<» con orrore avrebbe potuto pensare alla sua morte, quando avesse lasciato indeciso un punto di così grave importanza. Nella Bolla egli non cita i gesuiti come suoi avversari, ma parla soltanto missionari in genere. Solo là ove vengono limitati o aboliti privilegi che costituiscono un ostacolo, i gesuiti venivano nominati espressamente; ma ciò si era dovuto fare, perchè i gesuiti, appunto in forza dei loro privilegi, erano colpiti da un’ordinanza soltanto se venivano a tal proposito espressamente nominati.1 1! documento chiude con la preghiera al re di voler concedere la »ua protezione alla Bolla. Giovanni V corrispose a tale preghiera ■lia lettera del 27 settembre 1742.2 Kra vero che i gesuiti nella Bolla venivano risparmiati in tanto in quanto nelle accuse e nelle lamentanze essi non venivano espres-'Aniente designati come i malfattori. Tuttavia il parlare di « uomini disobbedienti e capziosi », era tenere un duro linguaggio; nè poteva esservi dubbio contro chi l’accusa fosse rivolta. Per il trattamento da lui fatto ai gesuiti nella Bolla Ex r°n mancò chi facesse a Benedetto XIV delle rimostranze. Pare r*- il cardinale Tencin gli abbia fatto osservare che i gesuiti franai in Cina non erano disobbedienti e che i gesuiti in Francia • armavano l’esercito del Papa. Benedetto rispose s che egli, tanto »me arcivescovo che come Papa, non aveva lasciato passare occa- , f|ne alcuna di concedere all’Ordine o ai singoli delle grazie e che “tf‘i pensava di fare così anche per l’avvenire. Ciò non esclude i*rò che egli possa usare anche la frusta, quando l’uno o l’altro n mezzo a così grande numero deviasse dal retto cammino. Se i «auiti francesi o i gesuiti in Cina in genere non sono disobbe- • ‘ nti, in tal caso la sua Bolla non li colpisce, perchè in essa egli :: parla di gesuiti in particolare, ma soltanto in generale di mis-nari disobbedienti in Cina 4 e il biasimo si riferisce più al pas- | tir. sopra p. 30(1 n. 3. ti/ f, 'rphivlo eli Propaganda, Indie Or. e Cina 1741-1743, fioriti. . ‘ ™°r- 23 n. 21. Ivi. • lettera del 2« settembre 1742 al vescovo di Pechino c * c*I>it«neum generalem V. Itegem Indlae » Marchese de Ixjurlcal. Ivi ^ n. 20 la ‘notizia che la costituzione è arrivala al vicario apostolico ronchino orientale, Ilario Costa. , A Tencin 11 6 ottobre 1742, I 3 s. ; Kirsch, loc. cit. 387 s. , nella Cina non v’è verun I’adro della Compagnia che sia mai stato di*“M>e