Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo III. tanamento del De Biel, dovette compilare un elenco di tesi di escludere negli esami e nelle dispute a causa di divergenze affioranti troppo facilmente.1 II Riegger non solo fu elevato dall’imperatrice alla classe dei cavalieri, ma altresì rafforzato a mora nella sua autorità (1767) coll’abolizione della cattedra canonistic i nella Facoltà teologica tenuta da un gesuita, e coll’obbligo fatto ai teologi di frequentare le lezioni del Riegger. Così il dritto canonico era incorporato anche esteriormente al territorio sei ùir-del diritto pubblico. L’arcivescovo, assente quando la commissione di corte per gli studi prese questa decisione, non sembra aver sollevato opposizione. La cosa è tanto più stupefacente avuto riguardo alla motivazione della proposta fatta col significativo rimprovero, « che non c’è da sperar mai da nessun religioso, ma tanto meno da un gesuita, un insegnamento iuris canonici profittevole e per i tempi attuali conveniente allo Stato ».: Il secondo terreno, che Van Swieten seppe conquistarsi per la trasformazione intellettuale dell’Austria, fu quello della censura dei libri. Accanto alla censura ecclesiastica, spettante all’arcivescovo di Vienna, nel 1753 tutta la produzione religiosa e teologica venne sottoposta anche ad un ufficio di censura governativo; perfino «preghiere, canti o altre piccolezze» abbisognavano secondo un decreto di corte del 1° aprile dell’approvazione governativa e della licenza scritta da parte della commissione di revisione dei libri.4 Nell’anno seguente venne stabilita inoltre » J Af .KH 420. » Kixk I 1. 501 n. «62. > Ansimi. Rrgirungszrit III 15© ss. ; Foirnier. l'ati Siri firn ah f' ' In W'ienrr Silzimgubrr. I,XXXIV. * Bl-iima. 20B. Un ‘Breve pontificio n Mari» Teresa del 0 febbrai" ‘ ' ’* solleva, n proposito (li (llfiUnltA di censura in Milano, opposizione di P*^1-' '• contro questa Ingerenza dello Stato: «La più grave (Il tutte le Nostre |>f* cupazionl è in questo tempo il diluvio drtrrrimnrum librorum, qua E«'1'?4 inundavit ini pirla» ; per la religione vi è tutto da temere, una guerra *!" * Infuria contro di essa. Noi abbiamo nel dicembre 1760 comandato a lutti I scovi di tener lontani questi libri dalle loro diocesi; molti lo fanno con -cura. Noi cl rallegrammo altresì, che Tu Ti sia fatta infiammare dall» «*°* ~ lettera a difendere dal male 11 Tuo paese, ma temiamo, che la via lo«’ ^ non abbia raggiunto lo scopo. I.'anno scorso TI ammonimmo per ine*»'1 nunzio Borromel circa la censura a Milano, ma non ottenemmo nuli» *'V salute delle anime TI facciamo conoscere la Nostra opinione sul nuovo m«‘i’ ' è un gravissimo danno per la religione ed il bene pubblico In Milano. s** i f tati regi decidono In sostanza censure, pronunciano giudizi definitivi w * quando scrivono contro la religione. In morale e la fede. Viene tolta cod * Chiesa la libertà di tutelare 11 depotUum, fidei. Se alla tTiiesa viene “rf!r* la censura, ne può seguire la pili grave disfatta per la fede. I due dopa non bastano; quando 1 deputati secolari in caso di divergenza di opini"0* F“’ mettono un libro scandaloso, sorge un conflitto tra sacerdozi« e Impero. O**1