980 Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo VII. considerando la forte posizione che i gesuiti tenevano in Roma la loro abolizione appariva come un’impresa quasi impossibile, che bisognava tuttavia confidare nell’aiuto della divina Provvi denza. La sua risposta al triplice questionario se la repression della Compagnia di Gesù fosse giusta, se fosse opportuna e co;: quali mezzi fosse raggiungibile, culmina nelle seguenti conclu sioni: La giustizia della domanda risulta dagli scritti di moUi uomini dotti e santi, come pure dalle ragioni che indussero quattro monarchi alla loro espulsione, quali sono il rilassameli della disciplina, la deviazione dagli statuti originali, il sistem; politico di governo, gli affari commerciali, la morale lassa e la decadenza causata da questa nella gioventù e nei costumi delì.i cristianità. I principi, i quali vennero posti da Dio a governa il mondo, devono piegarsi servilmente alle loro massime, a scan > di non essere più sicuri dalle loro mani. Come mai l’aboliziom di una corporazione così dannosa e perniciosa potrebb’essen ingiusta? Ma se è giusta, è anche doveroso per i principi, i quali hanno riconosciuto la sua perniciosità, di esigerne la totale soppressione. Siccome quest’Ordine è dappertutto lo stesso, rie.* anche dappertutto egualmente dannoso. Come una volta, cos anche oggi i gesuiti sono contro la Chiesa cattolica, contro t loro vera dottrina e lo spirito dell’evangelo. Incombe perciò a quattro re, come primogeniti della Chiesa, il dovere di liberar i figliuoli della nostra santa madre Chiesa dal contagio della peste, che essi hanno scoperto nei loro paesi. Come mèta essi debboi 1 avere innanzi agli occhi l’onore di Dio, il bene della Chiesa e !a conservazione della religione. Per ottenere questo scopo bisogna applicare sempre i mezzi più miti e contemporaneamente pi' efficaci. Perciò Osma consiglia di guadagnare per questa soluzioni anzitutto altri principi, specie l’imperatore e l’imperatrice. Inoltre bisognerà allontanare dalla Segreteria di stato Torrigiani. nella cui persona si incarna la potenza di Roma e la forza di resistenza della Compagnia di Gesù. Si dovrebbero inoltre invitare i vescovi e i capitoli di tutti e quattro gli Stati a presentare alla Santa Sede domande per l’abolizione dell’Ordine. In base a queste lettere si dovrebbe poi presentare al Papa la formale e ben motivata proposta di abolizione. Se si riesce a ottenere il ritiro del Torrigiani, si può attendere un buon risultato, diversamente gli ambasciatori in un’udienza dovranno presentare la loro domanda con la dichiarazione che in tale faccenda si escludeva il Segretario di stato come negoziatore, volesse perciò i' Papa trasmetter loro la sua risposta a mezzo di un altro cardinale imparziale. Il linguaggio deve essere sempre dignitoso, nia insistente. Una volta abbordata questa faccenda, non deve pi" esser lasciata cadere, fino a che non sarà raggiunta la mèta. L