20 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo 1. allo studio della teologia e del diritto civile e canonico, concentrando il suo interesse non sulle deduzioni scolastico-speculative, ma sull’esposizione storica. Studiò a fondo i Padri della Chiesa, le decisioni conciliari, le bolle dei Papi; grande vantaggio ricavò dal contatto col domenicano Tommaso Ferrari. Nelle sue ore di riposo leggeva Dante, Tasso e Ariosto per ravvivare stile e pensiero. Nel 1694 ottenne all’Università romana il dottorato giuridico e teologico. Onde prepararsi praticamente alla carriera di avvocato, Lambertini divenne aiutante di studio presso un suo compatriota, l’uditore di Rota Alessandro Caprara. Egli dette subito ottima prova di sè, cosicché da ogni parte accorrevano a lui clienti. Sotto Clemente XI egli avanzò a posti più alti: nel 1701 divenne avvocato concistoriale, nel 1708 promotore della fede. In tale posizione egli condusse felicemente a termine i processi di canonizzazione di Pio V e della bolognese Caterina Vigri. Ai profondi studi, a ragione già lodati dai suoi contemporanei,1 che egli fece allora e che continuò instancabilmente debbono i posteri la sua celebre opera sulla beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio. « Io mi sarei potuto, così scrisse egli una volta al canonico regolare Galli, volgere a studi più piacevoli ai quali mi spingeva il mio spirito vivace; ma mi sentivo nel mio interno chiamato dalla religione stessa a lavorare per magnificarla e siccome ebbi occasione d’occuparmi per tempo dei processi di beatificazione, così non mi fu difficile dedicarmi a tale argomento. Io lo scelsi con tanta maggiore disposizione in quanto che il procedimento seguito nelle canonizzazioni non era noto che alle poche persone che se ne occupavano. Ci furono pochi giorni, nei quali le indagini che dovetti fare non mi avessero oltremodo stancato ; ma come durante un lungo viaggio non si sente la fatica quando ci si trova in compagnia, così anch’io dimenticai la fatica per la gioia di avere dei collaboratori che mi aiutarono nella mia opera ; io per timore di smarrirmi mi sarei spaventato del mio isolamento se fossi stato veramente solo. Oltre a ciò, quando il mio spirito detta, è il mio cuore che mena la penna per la gran gioia che provo di poter essere utile alla religione. È necessario che uno scrittore si dedichi anima e corpo al suo lavoro per poter 1 Cfr. [F. GaUani], Delle lodi di P. Benedetto .T/T, Napoli 1758, 12 ss. La biblioteca privata di Benedetto XIV oltremodo ricca di manoscritti teologici, storici e di altro genere passò alla biblioteca universitaria di Bologna. Ofr. l’esatto catalogo di L. Prati in Studi ital. di filologia classica XVI, Firenze, 1908 ss., 103-142. Alla stessa Benedetto donò anche la sua collezione di oltre 30.000 preziose incisioni in rame e in legno la quale in seguito a parecchie ruberie (vedi Köln. Volkszeitung del 27 ottobre 1881) non rimase conservata per intero.