972 Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo VII. Nella sua risposta definitiva Maria Teresa dichiarò che essa non era stata informata nè ufficialmente nè confidenzialmente attorno ai motivi dell’&spulsione. Per quanto essa volesse ammettere che le altre potenze cattoliche avessero fondati ma a lei non comunicati motivi per l’espulsione e la totale abolizione dei gesuiti, essa tuttavia non poteva procedere contro questi religiosi, poiché nei suoi paesi non si erano gravati di nessuna colpa. Qualora gli stati interessati volessero ottenere la soppressione dalla corte romana, ella non farebbe alcun passo in favore dei gesuiti e non negherebbe il suo consenso alla decisione della Santa Sede. Più chiara fu la dichiarazione del principe Kaunitz. Nè le pubblicazioni da parte del Portogallo nè l’espressioni generiche dei decreti della Spagna lo avevano soddisfatto nè le desiderate spiegazioni date. In Austria i gesuiti non avevano causato nessuna inquietudine e i principi perversi, dei quali vengono ora accusati, erano stati loro attribuiti anche già 100 anni prima, quando essi stavano in fama ed onore nella Spagna, nella Francia e nel Portogallo. Oltre a ciò i gesuiti austriaci erano della gente semplice e pacifica e perciò da non temersi. Diversamente pensava l’imperatore. Di lui Mahony credeva di esser sicuro che presterebbe con gioia il suo concorso all’abolizione della Compagnia di Gesù. Quando fosse giunto al governo, secondo l’opinione dei più, una delle sue prime misure sarebbe la diminuzione del numero, delle entrate e delle rendite dei religiosi. Riassumendo l’ambasciatore osservava che nè l’imperatrice nè i suoi ministri erano per ora disposti ad accedere all’alleanza, perchè non vedevano alcun motivo plausibile per l’abolizione. Bisognava quindi accontentarsi dell’offerta neutralità.1 Tuttavia Mahony non di- tutl ac munerls. ad quod vocati snnt. rationes rito sequantur. et a suis erira Eccleslam. principes et populmn otfielis minime declinent. Hoc si Regulares Societatls Iesu. qui in ditione mea sunt, seuiper, ut spcrare oportet. agent. non est quod sibi metuant" ] o in slmili termini si {> espresso anche l'Impe-ratore ». Torrigiani a Giraud il 17 febbraio 1768. S'unziat. di Spagna 412. loe. cit. i • « Respondióme la Kmpz Rey na que desea va tirmemente Ir acorde en toilo con l’oteneias tan árnicas, jiero que no la hahian comunicado estas, poco ni mucho, los motivos particulares en que habían fundado la expulsión de los Jesuítas: que comprendía, no obstante de no hallarse informada ni de oficio ni confidencialmente, que Potencias tan católicas, tan políticas, y tan amantes de la quietud y bien de sus pueblos no hubieran tomado el partido de excluir de sus dominios todos los Jesuítas y de desear ahora la extinción general de la Orden, si T>ara efectuar este pensamiento no hubiesen concurrido las mas solidas .v eficaces razones. Que no podia proceder directamente en sus dominios ni en el Estado Eclesiástico contra Religiosos, que no eran reos en su país, aunque lo serAn en otros, de delitos que no se publicaban, pero que siempre que las Cortes Interesadas pudiesen lograr su extinción en la Corte de Roma, no daria S. M. 1. paso alguno en su favor y que consen-