50 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo I. nicava il nunzio spagnuolo Enriquez nel febbraio 1745 — erano così grandi che egli era capace di tutto.1 In agosto egli lo qualifica come nemico mortale.2 Dopo la morte di Filippo V, avvenuta il 9 luglio 1746, il Papa fece nuovi passi per arrivare ad un compromesso politico-ecclesiastico con la Spagna.3 Ma Le Fèvre influenzò subito il nuovo re Ferdinando VI in un senso sfavorevole alla Santa Sede, cosicché Benedetto XIV dovette lagnarsi presso il generale dei gesuiti. Questo padre, opinò egli, crede di essere un grande canonista, vuole introdurre in Spagna le libertà gallicane e qualifica i bene acquistati diritti della Santa Sede in Spagna come imbrogli dei preti romani.4 Benedetto XIV tirò un sospiro di sollievo quando Le Fèvre nella primavera del 1747 perdette improvvisamente il suo posto di regio confessore e venne sostituito dal gesuita spagnuolo Francesco Ravago. Egli mandò subito a questi un onorifico breve, poiché il generale dei gesuiti gli aveva dato, riguardo al nuovo confessore regio, le migliori assicurazioni.5 In tal senso erano anche le relazioni del nunzio di Madrid il quale nello stesso tempo era in grado di dare le migliori relazioni sui sentimenti della regina.6 II Papa prese ora a sperare seriamente in un miglioramento nei rapporti col Governo spagnuolo, però non voleva saper nulla di un nuovo concordato, avendo l’esperienza dimostrato che i ministri spagnuoli osservavano soltanto le disposizioni in loro favore.7 i * Cifra di M. Nunzio di Madrid del lt> febbraio 1745 : « Il Padre Confessore del Re, di cui ora piti che mai abbiamo di bisogno, ini disse ier l’altro con voce appassionata e con viso acceso, che egli aveva notizie sicure lavorarsi ora in Roma una nuova Bolla contro i Gesuiti. Io le risposi che non ne sapevo nulla. Quando ciò non fosse vero, come lo bramerei, sarebbe opportuno che V. E. scrivesse una lettera al detto Padre per metterlo in calma ed assicurarlo che non siamo nemici del suo Ordine, pregandolo con tale occasione di dare cortese orecchio a tre istanze di somma importanza e di piena giustizia, che da me in breve gli saranno fatte. Se poi il di lui timore fosse vero, mi dica ciò che devo fare acciò che il colpo gli riesca men duro. Per iscarico de’ miei doveri, devo dire a V. E. che questo buon Padre nella condotta della sua carica mi sembra un uomo tutto giustizia senza privati risguardi e senza proprio interesse. Ma per contrario nell’attacamento. al suo Ordine è impastato di tanta e tale passione, che per ciò sicuramente è capace di non farci bene e più che probabilmente di farci male ». Ivi, 143. s * « Il nostro mortale nemico è il velenoso confessore del Re ». Cifra del 31 agosto 1745, ivi. * Brevi del 23 agosto 174(1 sul patronato e le coadiutorie in Acta Bene-MCTI XIV, I 330 ss. * Lettera a Tencin del 16 novembre 1740 nellV/isf. Juhrbiich XXIV 551 n. 3. « Hf.f.okeben I 826. « Cifra ad Enriquez del 13 luglio 1747, Nunsiat. di Spagna 430. loc. cit. 7 * « Egli è d'avvertire però che oramai a nostre spese abbiamo provato che non conviene far trattati formali perchè alla line si osserva la parte meno favorevole a noi e va la più favorevole in oblivione ». Ivi.