L’indulgenza plenaria giubilare e i giansenisti. 169 capire1 d’essere d’accordo col prudente procedere del ministro; egli loda specialmente2 che per suggerimento del Fleury, il re insista sulla Sorbona per la sottomissione alla Costituzione ;3 un notevole numero di dottori infatti, circa 200, dichiararono appena ora la loro sottomissione. Un imbarazzo si presentò fin da principio per l’indulgenza plenaria giubilare che era d’uso all’inizio di ogni nuovo pontificato.4 Nella Bolla che promulgava tali indulgenze si doveva dire che gli appellanti erano esclusi dalle grazie dell’anno santo? In tal caso i parlamenti francesi avrebbero certo colta l’occasione di proibire la Bolla. Si doveva tacere del tutto degli appellanti? Ciò avrebbe indubbiamente dato occasione ai giansenisti di far passare il nuovo Papa come favorevole a loro. Il cardinale Fleury raccomandava insistentemente d’astenersi da tutto ciò che potesse far rumore.5 Poiché era ben vero che si era riusciti a diminuire il numero dei novatori, intervenendo contro pronunciati giansenisti, tenendo lontano le teste calde e le persone sospette dagli uffici pubblici, promovendo alle sedi episcopali e ai benefici soltanto gente sicura ; così si è ottenuto che l’opposizione del parlamento sia meno vivace e che alcune Congregazioni religiose più infette comincino a pentirsi. Non ci si inganni però: il partito esiste ancora e i suoi aderenti, ora dispersi, al più piccolo pretesto tornerebbero a raccogliersi. Il fondo di questa setta è l’indipendenza da ogni autorità spirituale e temporale; i giansenisti non sono meno nemici dello Stato che della Santa Sede. • Così il prudente ministro ; ma dall’altra parte l’inquisizione e gli amici della Costituzione in Francia insistevano perchè si parlasse forte contro i novatori.7 1 II 7 gennaio 1741, ivi 35. 2 II 26 novembre 1741, Ivi 85. * I/Ottera del 6 settembre 1741. in Feket VI 100 * Hkixtkehes I xxu s. * A Tenein il 13 ottobre 1744». ivi. * « I>e fond de cette secte est l’indépendance de tonte autorité spirituelle °u temporelle et ils ne sont pas moins ennemis de l'Étut que du Saint-Siège» •Ivi xxiii). Degli appellanti specialmente MassiUon non fa un quadro molto lusinghiero : Je connais le caractère des appellants, et c’est parce que je les connais que dans aucun temps il ne m'a été possible de les goûter : orgueil, amour de la singularité, mépris pour tout ce qui ne |>eiise pas comme eux, quelque rang qu'on puisse tenir dans l'Église. partis extrêmes sur tout, hardiesse à décider et ¡1 revenir sur ce qu'il y a mieux établi, nulle règle, nul amour de 1« paix, une intrigue et une cabale éternelle et puérile; les ignorants, les femmes, les dévotes, les mondaines, tout leur est b«in. Si vous les connais* les voilfl. Je les ai toujours vus tels ft mes propres yeux pendant près de 30 ans que j’ai été il Paris ». A Tourotivre il 28 febbraio 1728, in Sicakii, L'an-Hrn clergé de France I 471. 1 Hkeckebex I XXIII.